2016-10-04 14:23:00

Il Papa incontra i feriti del sisma al San Raffaele di Borbona


Nella sua visita alle zone terremotate, il Santo Padre si è recato anche alla Residenza Sanitaria Assistenziale “San Raffaele” di Borbona, in provincia di Rieti, dove ha salutato i pazienti ospitati nella struttura. Giada Aquilino ha intervistato Alberto Bertolini, amministratore delegato del San Raffaele di Roma:

R. – Questa mattina è stata una cosa meravigliosa, nel senso che il Santo Padre inaspettatamente è venuto a far visita ai nostri ospiti ricoverati. Quindi è stato un momento di “gioiosa turbolenza”, una cosa che ha colto tutti inaspettatamente e ha riempito di speranza tutti coloro che stiamo ospitando nella nostra struttura: la maggior parte – almeno 50 – arrivano dalle zone terremotate a seguito del sisma che c’è stato nel mese di agosto. Dopo tanti disagi, amarezze, tristezze, questo squarcio di sole ha riempito tutti di una grandissima gioia.

D. – Ha potuto raccogliere qualche emozione dei presenti?

R. – Grande gioia, sorrisi… Quindi c’è stato veramente un momento di grandissima commozione e sono stati tutti molto contenti. Poi la solidarietà espressa dal Santo Padre è stata veramente tangibile, sentita da tutti.

D. – Il Papa ha pranzato con gli ospiti…

R. – Prima ha voluto far visita a tutti loro, nelle camere, poi ha voluto pranzare con loro e c’è stato grande fermento per questa occasione e grande tripudio di gioia per aver potuto godere di questa presenza.

D. – I vostri ospiti chi sono?

R. – Sono anziani non autosufficienti che hanno bisogno di cure e non possono rimanere a domicilio, che hanno bisogno di cure non di carattere ospedaliero e quindi nella catena delle strutture sanitarie della Regione Lazio, come in quelle di tutte le altre Regioni, ci sono queste “Rsa” (residenze sanitarie assistenziali) che sono dedicate a tale tipologia di pazienti.

D. – Quale messaggio ha lasciato il Papa?

R. – E’ un messaggio di grandissima speranza: che tutte le sofferenze comunque possono essere superate se si volge lo sguardo in modo un po’ più allargato che non alle specifiche sofferenze personali.








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