2016-10-05 12:49:00

Cisl-Acli: giovani spinti dal precariato a rinunciare a propri diritti


La maggior parte dei giovani romani è pronto a rinunciare a contratti regolari e diritti dei lavoratori. Il dato allarmante emerge da una ricerca realizzata - nelle parrocchie, nelle scuole e nei municipi di Roma - dalle Acli e dalla Cisl in collaborazione con l’Iref. Lo studio è stato presentato nei giorni scorsi all’Università "La Sapienza" di Roma, nell’ambito del Convegno “Lavoro per i giovani: priorità delle famiglie, futuro per il Paese“, promosso in collaborazione con il Vicariato di Roma. Roberta Gisotti ha intervistato Paolo Terrinoni, segretario generale della Cisl di Roma:

R. – Il 65 per cento di questi giovani è disponibile anche a rinunciare a un contratto vero, a un lavoro tutelato, quindi sarebbero disponibili anche a lavorare in nero. E questo ci allarma tantissimo! Un altro dato: il 28,2 per cento sarebbe disponibile a rinunciare al pagamento della malattia, il 26,6 per cento alle ferie. E addirittura, l’11,1 per cento alla maternità. E noi, come organizzazione sindacale, non possiamo far finta di niente!

D. – Questi giovani che si immettono nel mercato, pronti a rinunciare ai loro diritti, sono un motivo di preoccupazione anche per i lavoratori più anziani, perché si crea una competizione sleale …

R. – Io penso che chi ha un lavoro stabile non venga in qualche modo "colpito" da un ragazzo che si offra, pur di lavorare, con tutele minori. Il fatto è che noi dobbiamo andare incontro a questi giovani, e noi dobbiamo fare in modo che questi giovani non abbiano soltanto questo, ma incomincino a vedere anche una prospettiva di un lavoro più stabile, anche per creare una propria famiglia.

D. – Nella ricerca si parla anche di famiglia: quasi l’80 per cento ritiene indispensabile un lavoro stabile per mettere su famiglia. E’ pure vero che questa potrebbe però apparire una pretesa di queste ultime generazioni: padri, nonni e bisnonni si sono sposati in ogni condizione sociale … Ecco, il fatto di avere comunque certezze, certezze economiche, può essere sintomo di fragilità dei giovani di oggi, che vedono forse un mondo troppo duro da affrontare?

R. – Nell’indagine che è stata fatta, i giovani hanno dato tre priorità in merito al lavoro: la prima, la retribuzione; la seconda, quello che si fa e la terza è la stabilità del posto di lavoro. Questo proprio perché in questi giovani c’è la volontà di affermarsi nel lavoro per formare una famiglia. A me sembra una cosa del tutto normale, che abbiano uno sbocco. Nel mio intervento, quando abbiamo presentato questa ricerca, ho detto: “Beato chi ha un nonno dentro casa, perché è diventato un ammortizzatore sociale per questi giovani, per far sì che continuino a studiare e dare loro una possibilità di mantenimento”. Cioè, i giovani ancora credono a un lavoro stabile mentre oggi noi sappiamo che tutto è più flessibile. Quindi, il dovere del sindacato è anche orientare questi giovani che nella loro vita lavorativa potrebbero cambiare più volte lavoro, cosa che non è successa a noi, ai nostri padri e via dicendo …

D. – E' forse il compito del Sindacato e di tutti è di far capire ai giovani che quei diritti a cui loro sono pronti a rinunciare, sono però frutto di lotte che hanno impegnato milioni di persone, per averli …

R. – Il compito del Sindacato, dell’associazionismo, di tutti quelli che vorrebbero dare un contributo è quello di trasferire il concetto che grazie alle lotte – nostre e di chi ci ha preceduto – oggi in Italia abbiamo un livello di diritti accettabile. Noi dobbiamo trasferire loro questo, ma soprattutto dobbiamo dare loro delle possibilità e degli sbocchi professionali, affinché questo lavoro venga in qualche modo creato da chi ha la responsabilità di farlo. Noi ci stiamo mettendo in gioco per aiutarli e per orientarli.








All the contents on this site are copyrighted ©.