2016-10-05 13:37:00

Unicef-Banca Mondiale: 385 milioni di bambini in povertà estrema


Secondo un nuovo rapporto di Unicef e Banca Mondiale 385 milioni di bambini nel mondo vivono in condizioni di povertà estrema. I bambini sono colpiti in maniera sproporzionata: sono un terzo della popolazione presa in esame ma la metà di quella colpita da questo fenomeno. Andrea Walton ne ha parlato con Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia:

R. – Sicuramente la necessità di rilevare con costanza i livelli di povertà infantile che ci sono a livello nazionale e regionale, e porre maggiore attenzione sulle loro situazioni in ogni parte del mondo, o almeno negli 89 Paesi rilevati, che poi sono quelli che noi chiamiamo: “Paesi in via di sviluppo”. Indica la necessità di rafforzare i sistemi di protezione sociale per i bambini, specialmente con programmi di trasferimento di denaro che aiutano direttamente le famiglie povere a pagare il cibo, la sanità, l’istruzione: tutti quei servizi che in fondo proteggono i bambini dall’impatto della povertà, e migliorano le loro opportunità di rompere il ciclo di povertà nelle loro vite. Inoltre è fondamentale cercare di investire sempre di più sull’istruzione, la salute, l’acqua pulita, servizi igienico-sanitari, infrastrutture delle quali devono beneficiare assolutamente i bambini più poveri. E soprattutto cercare di strapparli dal ciclo di povertà nella quale si trovano per cause come la siccità, le malattie e l’instabilità economica. Ecco perché il nostro è un appello soprattutto ad individuare, grazie ai governi e con i governi, quelle azioni politiche necessarie per portare i bambini più poveri a beneficiare delle crescite economiche di ciascun Paese.

D. – Perché i bambini sono colpiti da questo fenomeno in maniera sproporzionata?

R. – Perché purtroppo si trovano in una parte di terra nella quale ci sono alti tassi di bambini che vivono in condizioni igienico-sanitarie estreme. Sono situazioni in cui – purtroppo – le sacche di povertà sono enormi, in cui ci sono livelli di mortalità infantile molto alti; situazioni in cui anche le calamità naturali incidono, e soprattutto laddove non si è intervenuti immediatamente, con infrastrutture che hanno guardato al passato. E poi perché – purtroppo – nelle aree rurali non sempre le politiche attive dei governi riescono ad arrivare. Voglio ricordare infatti che più di quattro bambini su cinque vivono proprio in povertà estrema nelle aree rurali.

D. – Quali sono le aree del mondo più colpite da questo fenomeno?

R. – Parliamo dell’Africa sub-sahariana, che ha i tassi più alti di bambini che vivono in povertà estrema, oltre alla percentuale più alta al mondo di bambini in povertà. Poi l’Asia meridionale, che è al secondo posto: è un’altra zona con ancora – lo ricordo – il 30 percento dei bambini poveri che vivono soltanto in India. Ecco, questi rappresentano i dati fondamentali; è scioccante rilevare come, effettivamente, la metà dei bambini dell’Africa sub-sahariana vivano in queste condizioni: un bambino su cinque, nei Paesi in via di sviluppo, vive in povertà estrema. Qui non è un problema di Africa o di Asia: qui è una questione globale che interessa tutte quelle aree in via di sviluppo dove purtroppo ci sono sacche di povertà che colpiscono l’infanzia, che portano limiti al futuro, ma soprattutto non fanno evolvere in positivo la società. Quindi ci vogliono politiche che guardino assolutamente avanti.

D. – Come cerca di agire l’Unicef per porre rimedio a questo fenomeno?

R. – Insieme alla Banca Mondiale, abbiamo cercato di promuovere lo sviluppo della prima infanzia con dei programmi che prevedono il trasferimento del denaro; dei programmi per la nutrizione, servizi sanitari; ma soprattutto una grande opera di “back to school”, cioè di istruzione: riportare i bambini a scuola dove possibile, e poi intervenire immediatamente in quelle zone, come facciamo tuttora, colpite dalla siccità, le malattie o l’instabilità.








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