2016-10-06 13:16:00

Onu: i diritti negati dei bambini migranti e internauti


Riunito a Ginevra il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia, cui partecipano esperti indipendenti di 18 Paesi, scelti a rotazione tra i 193 Stati membri delle Nazioni Unite. Tra gli argomenti emergenti all’attenzione del Comitato - che viene convocato 4 volte l’anno - è quello dei minori migranti non accompagnati: nel 2015 ne sono arrivati poco meno di 90 mila nell’Unione Europea, di cui oltre 10 mila sono scomparsi nel nulla. Roberta Gisotti ha intervistato, tra gli esperti del Comitato, Maria Rita Parsi, psicoterapeuta, presidente onorario della Fabbrica della Pace Movimento Bambino:

R. - Come diceva Nelson Mandela, l’anima di un Paese si vede da come tratta i bambini e purtroppo i bambini in tutti i Paesi del mondo, anche nei più ricchi e  più evoluti non sono trattati bene. I bambini migranti fuggono da situazioni di malessere assoluto dove il problema è farcela a vivere e farcela a non morire. Arrivano molti bambini non accompagnati proprio perché l’intenzione dei parenti è affidarli alla possibilità che arrivino in Paesi dove possano essere accolti e possano essere curati, possano essere aiutati. Tra i pericoli a cui possono essere esposti c’è quello di cadere in mano alla malavita, alla prostituzione, ai trafficanti di organi… Sono tutte situazioni assolutamente illecite ai danni dei minori verso i quali bisogna fare assolutamente accoglienza e poi prevenzione. Questi ragazzini devono poter trovare subito un supporto, un aiuto, punti di riferimento scolastici, un’accoglienza immediata che partendo dalla lingua che usano e da quello che raccontano, dalle testimonianze che danno, li metta in condizione di fidarsi degli adulti.

D. – Non possiamo dunque girare la faccia dall’altra parte e soprattutto non possono farlo le autorità competenti…

R. - Io direi che non possiamo farlo tutti come cittadini, perché ci vuole un collegamento stretto tra le istituzioni e il territorio, tra i Comuni e i poteri centrali; ci vuole una prevenzione che metta in moto le famiglie che possono accogliere, le organizzazioni non governative, i centri di accoglienza … In modo che ci sia una mappa territoriale dei luoghi dove questi bambini possano trovare appoggio, accoglienza ed ascolto per sapere da dove provengono, le vicissitudini che hanno avuto, le esperienze che hanno fatto… Con quell’ascolto, se gli viene dato, è possibile che non scappino o non si espongano a questi pericoli. Ci vuole un tessuto di prevenzione organizzato in maniera sistematica perché questo è un fenomeno che non si fermerà; è una migrazione epocale che porterà tantissimi bambini, adolescenti, nei nostri Paesi.

D. – C’è un altro tema davvero urgente: la tutela dei bambini nel mondo digitale…

R. – Quella del mondo digitale è un’emergenza assoluta, nel senso che ormai tutti i bambini sono nativi digitali. Il mondo virtuale fa parte dell’esperienza quotidiana dei bambini e purtroppo ancora esiste un gap generazionale che mette i bambini in condizione di avere più esperienza del mondo virtuale di quella degli adulti. E’ un mondo in cui i bambini possono insegnare agli adulti come si fa ad essere internauti, come si fa ad essere hacker, pirati… Il mondo virtuale, che non ha regole, che non ha leggi, bisogna sia seguito costantemente dagli adulti, perché questi possano controllare i passaggi in rete che i bambini fanno, impedire la possibilità che vedano certe cose o stabiliscano certi contatti… Quindi ci vuole un controllo che richiede una competenza.

D. – Ma non è un po’ un’utopia pensare che gli adulti possano sostituirsi a regole che esistono in ogni altro ambito della vita organizzata dell’umanità?

R. – Parliamoci chiaro: il discorso deve partire dai gestori e da leggi che devono esserci sul web come ci sono nel mondo reale. Il mondo virtuale è tutto sregolato, un territorio dove i più forti, i più prepotenti, i più esperti fanno quello che vogliono. Per cui si vede qualunque cosa, si assiste a qualunque cosa, si fa esperienza di qualunque cosa, anche in età, in condizioni che non sono ammissibili.

D.  – L’attenzione all’infanzia, non può essere quello che ci impone di trovare modalità di prevenzione, di controllo e anche di punizione di quello che nel mondo reale è considerato un crimine?

R.  – Assolutamente sì. Tutto questo se non va regolamentato, se è fuori regola in nome di una sedicente libertà diventa veramente il contrario della libertà, diventa l’oppressione per quelli che lo sanno usare poco o lo usano male… Il mondo virtuale è esattamente l’espressione di tutto il mondo reale, ma senza regole, con l’emergenza di tutti quelli che sono anche gli istinti e le forme più depravate, aggressive, distruttive dell’esser umano. Ci sono video di decapitazioni, di violenze sessuali, di abusi di bambini… C’è un mare magnum di orrore, proprio perché fa parte della storia del genere umano,  che emerge nel virtuale dove c’è di tutto: cose meravigliose, collegamenti incredibili, possibilità e soluzioni di vita, ricerche, come c’è tutto il resto di negativo di persecutorio, doloroso violento, indegno, illegale che gli esseri umani hanno fatto.








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