2016-10-06 12:10:00

Yemen. Dramma umanitario: bambini ridotti alla fame


Accanto al dramma di Aleppo e della Siria intera, si sta consumando un’altra tragedia umanitaria: quella dei civili nello Yemen. Nel Paese arabo, da quasi due anni alle prese con un sanguinoso conflitto tra ribelli Houthi e coalizione a guida saudita, la sofferenza maggiore è quella dei bambini. L’Unicef denuncia lo stato di gravissima denutrizione dei minori e il fatto che centinaia di piccoli siano stati reclutati per combattere. Forte l’appello a risparmiare le scuole dai bombardamenti. Sulla situazione, Giancarlo La Vella ha intervistato Eleonora Ardemagni, analista geopolitica dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi):

R. – Lo Yemen già prima dell’inizio del conflitto, iniziato nel 2015, era il Paese più povero del Medio Oriente. Aveva già una situazione di malnutrizione, in alcuni casi cronica, per ampie fasce della popolazione. Oggi l’Onu stima in 3 milioni le persone che hanno bisogno di aiuto alimentare e, per di più, lo Yemen è un Paese dipendente dall’importazione alimentare. Quindi il conflitto, ma non solo i bombardamenti, anche lo stesso embargo che la coalizione, a guida saudita, ha imposto per evitare l’arrivo di armi, specialmente dall’Iran, a sostegno dei ribelli, e questo embargo, che è sia di terra che navale, rendono ancora più difficoltoso, se non impossibile in certi casi, l’arrivo degli aiuti umanitari. Vero è che anche nelle città sotto il controllo militare dei ribelli Houthi si registrano grossi problemi di malnutrizione.

D. – E’ un po’ una crisi blindata, quella dello Yemen, di fronte alla quale la comunità internazionale ha difficoltà a intervenire direttamente. Non resta, forse, altro - per adesso - che rimanere a guardare?

R. – Da subito lo Yemen è stato guardato come un conflitto secondario. In particolare il ruolo dell’Arabia Saudita ha fatto sì che gli Stati Uniti cercassero di lasciare, appunto, all’alleato di Riad la gestione di una crisi, nella quale i sauditi sono direttamente coinvolti. E questo ha diminuito anche la capacità degli Stati Uniti di agire diplomaticamente in questo conflitto. Oltretutto, già è difficile portare le parti in conflitto allo stesso tavolo per farle negoziare, poi c’è la debolezza politica dell’ultimo scorcio di presidenza americana, che rende ancora più arduo, in questo momento, trovare il filo del dialogo.

D. – Almeno per quanto riguarda la crisi umanitaria, c’è la possibilità di intervenire, in qualche modo, da parte delle organizzazioni umanitarie?

R. – Il problema è che, in questo momento, nessuna area dello Yemen è sicura. I bombardamenti sono ripresi anche lungo il confine con l’Arabia Saudita, che era invece stato parzialmente stabilizzato fino a qualche settimana fa… Quindi, in una situazione così frammentata e di grande pericolosità, diventa anche difficile per le organizzazione umanitarie chiedere a un’autorità che non c’è, avere la parziale tranquillità di poter entrare in un territorio che è comunque terra di nessuno. 








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