2016-10-08 13:08:00

Elezioni in Georgia: scelta tra filoccidentali e filorussi


Dopo il recente viaggio di Papa Francesco nel Caucaso, la Georgia torna sulle prime pagine. Oggi il Paese al voto per le elezioni legislative, in un voto che si preannuncia incerto. Da Tbilisi, sentiamo Alessandra Benignetti:

Si vota in tutto il Paese, ad eccezione dei territori dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, autoproclamatisi indipendenti negli anni ’90, dopo due conflitti militari. La sfida è fra i due principali partiti del Paese, entrambi di orientamento filo occidentale: lo United National Movement, fondato dall’ex Presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, e Georgian Dream, l’attuale partito di governo, fondato nel 2011 dal magnate Bidzina Ivanishvili, favorito nei sondaggi. La campagna elettorale è stata più libera e meno tesa rispetto a quella del 2012. Non sono mancati inoltre gli incidenti, come una sparatoria durante un evento elettorale a Gori e l’esplosione di un’auto in cui è rimasto ferito un candidato dello Unm, tre giorni fa nella capitale.

Sul clima di queste consultazioni Giancarlo La Vella ha intervistato Monica Ellena, giornalista già docente di Comunicazione Politica all’Università di Tbilisi:

R. – Diciamo che in generale c’è una delusione nei confronti dei principali partiti politici: sia nei confronti della coalizione attualmente al potere, il Sogno Georgiano, sia nei confronti del principale partito politico di opposizione, che è quel Movimento Nazionale Unito, dell’ex Presidente, Mikhail Saakashvili, che da dieci anni – dal 2003 al 2013 – ha dominato la scena politica. Quindi è una tornata elettorale importante, anche perché per la prima volta una larga parte della popolazione, sulla base dei sondaggi, è indecisa. C’è un buon 60% che fino ai primi di settembre non sapeva per chi avrebbe votato. E quindi questo rende il voto molto imprevedibile.

D. – Recentemente Papa Francesco è stato in Georgia e ha parlato anche ai politici. C’è una sorta di ricaduta delle parole del Pontefice nella campagna elettorale? Sono tematiche di cui si è parlato?

R. – Ci sono due aspetti che possiamo sottolineare: uno è il motto del viaggio del Santo Padre, che è “Pax Vobis”. Nel suo discorso, durante l’incontro con il Santo Padre, il Presidente Giorgi Margvelashvili ha fatto proprio il riferimento al fatto che la pace, che la Georgia ha conosciuto poco negli ultimi 25 anni, deve essere anche applicata alla situazione politica. Le elezioni non sono mai tranquille e in Georgia non lo sono mai state. Dall’altro, c’è anche il riferimento alle ferite aperte delle regioni separatiste georgiane, che Tbilisi considera di fatto occupate dalla Russia, per cui il richiamo alla pace è uno dei fattori ai quali far riferimento in questa tornata elettorale.

D. – In che modo i rapporti con Mosca influiscono su questo voto?

R. – La Russia gioca un ruolo indirettamente molto importante. Da un lato, ci sono i filo occidentali che sono stati sempre gli alfieri dell’integrazione euro atlantica. Ci sono poi dei partiti che sono chiaramente filorussi, che guardano alla Russia, diciamo, come un alleato naturale e che riescono ad avere un certo riscontro tra la popolazione delusa da questa integrazione euro-atlantica che non vedono arrivare. Quindi molta gente guarda alla Russia, dicendo: “Ci ha portato del male; ci abbiamo fatto la guerra, ma in fondo la conosciamo e quindi forse è il minore dei mali”.








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