2016-10-08 12:27:00

Spagna: a Oviedo, Beati 4 martiri della persecuzione anni ’30


Sono stati beatificati questa mattina nella cattedrale di Oviedo, in Spagna, i 4 martiri di Nembra, vittime della persecuzione religiosa del 1936. Si tratta di un sacerdote e di tre suoi parrocchiani che vanno ad aggiungersi ai 193 martiri il cui tributo di sangue l’arcidiocesi versò al tempo del terrore rivoluzionario degli anni ’30. A Oviedo, in rappresentanza del Papa, c’era il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, card. Angelo Amato. Il servizio di Roberta Barbi:

Un bilancio spaventoso: 13 vescovi, 6.838 tra sacerdoti, religiosi e seminaristi, decine di migliaia di laici assassinati solo perché cattolici praticanti. Questa era la Spagna degli anni Trenta del secolo scorso, teatro di una persecuzione religiosa senza precedenti e senza sconti, il cui unico obiettivo era l’annientamento della Chiesa cattolica dalla società, come spiega il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, card. Angelo Amato:

“Fu proibito l'insegnamento cattolico nelle scuole pubbliche e fu ritirato il Crocifisso. Fu vietato agli ordini religiosi di esercitare la loro missione educatrice e si requisirono i loro edifici. Furono nazionalizzati gli immobili della Chiesa e si emanarono leggi contro l'istituzione familiare. Fu una feroce tirannia a favore dell'ateismo sociale”.

Moltissimo il sangue innocente versato in quella che fino ad allora era definita “la cattolicissima Spagna”, non da ultimo quello dei quattro martiri da oggi beati a Oviedo.

Tra loro don Jenaro Fueyo Castaňon, parroco di Nembra, ad Aller, nelle Asturie: un sacerdote zelante, premuroso nel visitare i malati e nel promuovere nuove vocazioni missionarie. Con lui morirono due parrocchiani: Segundo Alonso Gonzáles e Isidro Fernández Cordero, entrambi padri di famiglie numerose, membri dell’Adorazione notturna e del Sindacato cattolico dei minatori. Il più giovane, appena 24 anni, era Antonio Gonzáles Alonso, che per pochi anni vestì l’abito dominicano, al quale dovette rinunciare per una grave forma di tubercolosi.

Per tutti loro, che rifiutarono di abiurare e di calpestare gli oggetti sacri, una morte fra atroci sofferenze. Ma perché la Chiesa ancora oggi ricorda le stragi di questi innocenti? Ci risponde ancora il card. Amato:

“Se si dimentica il passato si è condannati a ripeterlo. Il ricordo è necessario nella vicenda dei nostri martiri, perché, uccisi in odio alla fede, risposero ai loro assassini con il perdono, diventando così eroi di autentica umanità e vincitori inermi di una diabolica e cieca violenza. A distanza di tempo il loro ricordo evidenzia la sublimità della mitezza cristiana e la fragilità del male. Solo la pietà rende umana la società”.

Non per documentare fatti di odio, dunque, ma per evocare la fede e l’amore di quei cristiani che hanno dentro di sé la forza di Dio che non ha bisogno di usare violenza, ma parla attraverso la bellezza e la Verità, come afferma Papa Francesco e come ci ricorda il porporato:

“Il sangue versato dai cristiani — afferma Papa Francesco — è la rugiada che feconda la Chiesa”.








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