2016-10-10 13:39:00

Etiopia: tensioni tra il governo centrale e l'etnia oromo


L’instabilità politica continua ad affliggere l’Etiopia, importante Paese del Corno d’Africa. A partire dal 2 ottobre si è riaccesa la tensione, mai del tutto sopita, nella regione dell’Oromia tra la popolazione locale e il governo centrale, che il 9 ottobre ha proclamato lo stato d’emergenza in tutto il Paese. Oggi risultano bloccati internet e social media sugli smartphone ad Addis Abeba e in gran parte dell'Oromia. Gli oromo lamentano la decisione di estendere la provincia di Addis Abeba a discapito dei loro terreni agricoli e la propria sottorappresentanza a livello istituzionale. Andrea Walton ha intervistato sull’attuale situazione nel Paese il dottor Fabio Manenti, direttore della sezione progetti della Ong Medici con l’Africa Cuamm, che per anni ha vissuto nel Paese:

R. – Ci sono notevoli tensioni. Ormai l’esercito controlla le strade, le comunità. Da mesi c’è questa situazione di instabilità, di insurrezione da parte della popolazione in particolare oromo ma non solo oserei dire. Quindi manifestazioni di protesta più o meno spontanee; manifestazioni antigovernative che si risolvono poi nel blocco delle strade, nel danneggiamento dei veicoli o nell’attacco alle forze dell’odine. Quindi è una situazione di decisa tensione a fronte di queste richieste da parte della popolazione oromo. L’inizio delle tensioni risale a dicembre dello scorso anno, quando la regione di Addis Abeba aveva dichiarato di volersi espandere e quindi di togliere ulteriore terra ai contadini. Quello era stato il motivo scantenante, però da allora si continua. C’è questo governo che dura da più di due decenni salito al potere dopo la rivoluzione contro il regime comunista, ma di fatto la popolazione oromo in particolare che comunque rappresenta un terzo della popolazione, è rimasta sostanzialmente esclusa dall’accesso alle cariche politiche, ai posti che contano.

D. - Qual è la situazione sanitaria in Etiopia?

R. – La situazione sanitaria resta estremamente precaria; parliamo di una popolazione di quasi 100 milioni di abitanti e di una spesa sanitaria pro capite che resta comunque una delle più basse al mondo in un sistema in termini infrastrutturali e di personale largamente insufficiente a garantire l’accesso ai servizi di base per la stragrande maggioranza della popolazione nonostante, bisogna dirlo e riconoscere, i grandi miglioramenti compiuti negli ultimi 15, 20 anni per tentare di portare almeno alcuni servizi verso la popolazione. Resta però di fatto un sistema ancora largamente insufficiente. Le popolazioni che vivono nelle aree più rurali hanno scarso accesso a servizi ospedalieri; quindi ad esempio anche l’accesso ad un parto sicuro,  quando questo richiede un trattamento come il taglio cesareo, è praticamente ancora negato alla maggioranza della popolazione.

D. - Cosa fa Medici con l’Africa Cuamm nel Paese?

R. - Noi siamo presenti in due siti: in un ospedale nella regione Oromia - Ospedale San Luca di Wolisso-; siamo presenti in questa struttura fin dall’inizio perché abbiamo contribuito alla sua costruzione. L’ospedale appartiene alla Conferenza episcopale etiope. Quindi contribuiamo al funzionamento di questo ospedale offrendo il nostro personale. Abbiamo un progetto di salute pubblica che invece investe tre distretti intorno ad un ospedale; poi siamo presenti nella regione del Sud. Anche lì siamo presenti in due distretti con un progetto a supporto, a rafforzamento del sistema sanitario che ha come focus quello di aumentare almeno l’accesso al parto sicuro. Poi da qualche anno lavoriamo con la chiesa cattolica etiope per la creazione di un ufficio di coordinamento della chiesa cattolica che possa coordinare le quasi 80 strutture sanitarie cattoliche presenti nel Paese. Cerchiamo quindi di rafforzare una sorta di coordinamento ma anche di valorizzare il peso che le strutture sanitarie cattoliche hanno nel Paese, per quanto minoritarie rispetto ovviamente al sistema proprio perché locate nelle zone più rurali, più remote, dove  il sistema pubblico non c’è, ma ovviamente fungono da importante servizio pubblico per le comunità interessate.








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