2016-10-13 14:37:00

Onu: prevenzione disastri, nell'Ue c'è ancora molto da fare


13 ottobre Giornata internazionale per la prevenzione dei disastri naturali:le popolazioni più povere sono le più vulnerabili ma anche in Europa la mortalità non è bassa. Servono maggiore prevenzione e informazione più diffusa: "La logica delle nostre costruzioni deve cambiare e la cura dell'ambente deve diventare una priorità. Ancora questa visione di Papa Francesco in Europa non è del tutto chiara".Così al microfono di Gabriella Ceraso, il direttore dell'Ufficio delle Nazioni Unite a Bruxelles per la Riduzione dei rischi delle catastrofi naturali, Paola Albrito:

 

R. – Ridurre la mortalità è una tematica fondamentale. Quello che abbiamo visto con il passare degli anni è che è aumentata la conoscenza del rischio, in alcuni casi è diminuita la mortalità, soprattutto grazie a sistemi di allerta; ma purtroppo il numero di persone che perdono la loro vita continua ad aumentare. E questo è qualcosa che si può evitare. E giustamente l’idea del 13 ottobre come Giornata di riduzione delle catastrofi è quella di sensibilizzare il cittadino sulle misure che si possono prendere e mettere in opera, in modo da salvaguardare la propria vita ma anche il proprio ambiente, la propria casa, la propria quotidianità.

D. – Quello che è successo a Haiti, il disastro umano che è accaduto per l’uragano, l’abbiamo visto. Perché è accaduto e qual è invece la situazione in Europa? Quali sono i rischi e qual è la mortalità?

R. – A Haiti, la popolazione è vulnerabile; è carente di strutture resilienti. Se inseriamo questa considerazione a livello europeo, quello che vediamo è che l’Europa in generale ha un numero di perdite umane più basso; allo stesso modo, però, l’Europa diventa estremamente vulnerabile per quanto riguarda le perdite economiche. Ma non dobbiamo pensare che l’Europa abbia un livello di mortalità basso. Quello che aiuta è conoscere il rischio e avere anche il giusto atteggiamento, la giusta risposta nel momento in cui ci siano dei segnali di allerta. Molto lavoro dev’essere ancora fatto.

D. – A livello europeo, questa giornata di oggi ha significato una firma importante con il Comitato delle Regioni della Commissione europea che prevede la partecipazione di sindaci, di cittadini e di responsabili. Che cosa avete deciso in questo patto siglato insieme?

R. – L’accordo è importante perché delinea una serie di azioni miranti a creare conoscenza dei rischi da parte del cittadino europeo, ma anche la possibilità di condividere esperienze e di ricevere una serie di indicazioni che possono essere utilizzate nel momento in cui si cerchi di aiutare i propri cittadini, il proprio Paese, la propria città a essere più resiliente.

D. – Lei è Bruxelles, ha chiara la situazione – per lo meno, più chiara di noi – dell’Europa. C’è la percezione che la “casa comune”, come la chiama il Papa, vada veramente curata e salvaguardata, e che non ci sia più tempo?

R. – Papa Francesco ha e ha avuto la capacità di abbracciare la nostra tematica con grande interesse ma anche con grande visione. Molti dei nostri disastri sono il risultato di come viviamo e di come trattiamo il nostro ambiente. Quindi la necessità di cambiare il modo nel quale vediamo il nostro ambiente è estremamente importante. In Europa questo messaggio non è ancora passato al livello al quale dovrebbe. Questo, perché? Perché molto spesso ci sono delle riflessioni e delle decisioni che coinvolgono una catena di diversi settori e non c’è abbastanza conoscenza del rischio, automaticamente quindi si perde la possibilità di integrare una visione di rischio ad una progettazione dell'ambiente, delle città e dei Paesi in cui viviamo.








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