2016-10-14 06:00:00

Pakistan: ennesimo rinvio per il caso di Asia Bibi


E’ stata rinviata a data da destinarsi l’udienza della Corte Suprema del Pakistan prevista, ieri, sul caso di Asia Bibi, la donna cristiana ingiustamente condannata a morte nel 2009 per blasfemia. Uno dei tre giudici ha rifiutato di far parte del collegio. Andrea Walton ha intervistato Padre Bernardo Cervellera, direttore dell'agenzia AsiaNews:

R. – A quanto pare…. Le notizie che ci mandano i nostri corrispondenti dicono che uno dei tre giudici che avrebbero dovuto giudicare il caso in questa Corte d’Appello, penso che abbia avuto proprio paura, perché ha rifiutato di sedere sulla tribuna…. Quindi non c’erano i giudici sufficienti per fare il processo. Il motivo che ha dato questo giudice è che lui ha già partecipato al processo contro l’assassinio di Salman Taseer, che era il governatore del Punjab, che aveva difeso Asia Bibi e che per questo è stato ucciso…

D. – Come potrebbe evolversi la situazione?

R. – Diciamo che siamo allo stesso punto: siamo ancora come al punto di partenza! Perché di per sé le accuse contro Asia Bibi sono veramente tenui, ma sono state poi gonfiate come un problema di blasfemia. Di per sé non è mai stato impiccato nessuno per blasfemia: molti sono stati condannati, però nessuno è stato giustiziato per blasfemia. Quindi potrebbe andare in quella direzione; oppure magari lo Stato, che cerca veramente di fare giustizia, trova dei giudici coraggiosi che dicono “No, queste accuse non tengono!”. Questo è quello che chiede la Chiesa, questo è quello che chiedono anche tantissimi musulmani liberali, che sostengono i diritti umani. Però ci sono anche dei gruppi fondamentalisti che, appunto, hanno fatto manifestazioni oggi e hanno già promesso che se Asia Bibi sarà liberata, bloccheranno le città, faranno violenze… E purtroppo io temo che il governo pachistano sia abbastanza ondivago: un po’ segue uno, un po’ segue l’altro…

D. – Quanto è importante che la Comunità internazionale continui a seguire con attenzione il caso?

R. – E’ molto più importante che la Comunità internazionale, stringendo rapporti con il Pakistan, non lo accusi semplicemente per questa legge sulla blasfemia, ma lo aiuti soprattutto ad una educazione e ad un dialogo culturale, su valori umani molto importanti, con questo Pakistan. Invece purtroppo il Pakistan o è accarezzato, perché è una potenza nucleare, oppure è aiutato dal punto di vista militare, ma non è aiutato nell’educazione, non è aiutato nell’accoglienza di tutte le altre minoranze che sono nel Paese.

D. – Si ha un’idea di quante persone si trovano in questo momento in carcere per blasfemia in Pakistan?

R. – Penso ce ne siano diverse centinaia. Tenendo conto che tra quelli accusati di blasfemia ci sono anche molti musulmani, sia sciiti che sunniti. E non soltanto cristiani o indù o sikh. E questo perché? Perché la legge sulla blasfemia viene utilizzata spesso – siccome è appunto molto facile arrestare una persona per blasfemia – per eliminare i propri nemici. Ci sono dei casi in cui un contadino vuole avere la terra del suo vicino: allora accusa il suo vicino di blasfemia, così il vicino viene imprigionato e lui si compra per poco prezzo la terra….








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