2016-10-14 19:04:00

Papa a sorpresa in visita ai bambini del Villaggio Sos di Roma


Nel quadro dei “Venerdì della Misericordia”, Papa Francesco si è recato nel pomeriggio nel Villaggio Sos di Roma, una casa famiglia in zona Boccea. Il Pontefice ha incontrato una trentina di bambini ospitati nella struttura, che accoglie piccoli e ragazzi in condizioni di disagio personale, familiare e sociale. Il Villaggio è composto da cinque case, in ognuna delle quali è ospitato un massimo di sei bambini e bambine fino a 12 anni di età, insieme a una responsabile. I piccoli sono seguiti nel loro percorso di crescita e integrazione nella società. Sono anche presenti ragazzi più grandi, che hanno scelto di restare vicini al centro per continuare ad avere un supporto e un punto di riferimento, oltre che per dare una mano nelle attività quotidiane. Della visita del Pontefice parla Paolo Contini, direttore del Villaggio Sos di Roma, intervistato da Giada Aquilino:

R. - Abbiamo avuto la visita del Santo Padre qui al Villaggio Sos di Roma, una visita inaspettata che ci è stata annunciata trenta minuti prima del suo arrivo.

D. – Come si è svolta la visita?

R. – Ha avuto uno svolgimento molto semplice. Il Papa ha chiesto di passare tutto il tempo della visita con i bambini e con i ragazzi. Ha portato dei dolci e ha voluto fare merenda con loro, mangiando insieme a loro e concedendo loro “ogni vizio”, ogni cosa!

D. – Ha visitato le loro camerette?

R. – Ha vistato il Villaggio, che ha diverse case famiglia al proprio interno. Siamo stati in una di queste, dove avevamo radunato tutti i ragazzi ospiti. Ha visitato la loro casa, il parco, il giardino. Ci sono poi un campo da calcio, uno da beach volley, una piscina: il Villaggio è una struttura con tre ettari di parco con diversi servizi.

D. – Ha potuto cogliere una frase, un momento di questo incontro del Papa coi bambini, ovviamente rispettando la riservatezza per i piccoli?

R. – Un episodio simpatico è stato quando il Papa ha chiesto ad uno dei nostri ragazzi di 14 anni di ascoltare un po’ della musica che stava sentendo con le cuffie. Quindi c’è l’immagine del Pontefice con queste grandi cuffie che ascolta della musica rap o techno, divertito di questa nuova esperienza.

D. – Quali realtà familiari hanno alle loro spalle?

R. – I nostri ragazzi ci vengono indirizzati quasi tutti dal Tribunale dei minorenni. Spesso sono ragazzi che provengono da realtà sociali molto degradate, che possono andare dalle difficoltà economiche alla tossicodipendenza dei genitori, alla violenza o semplicemente a una povertà culturale che non permette ai genitori di riconoscere i reali bisogni dei figli, per cui sono tutti ragazzi che provvisoriamente vengono allontanati dalla famiglia nella speranza che la qualità della vita familiare cambi e nel frattempo abbiano garantiti i diritti fondamentali di crescita.

D. – Come vengono supportati?

R. – Questi ragazzi vengono accolti nelle nostre case famiglia dove stabilmente lavorano due educatori professionali, che passano praticamente 24 ore con loro. Quindi nella casa loro hanno sempre un punto di riferimento a cui chiedere qualsiasi cosa. E fanno famiglia tra loro! Le nostre case sono composte da ragazzi di tutte le età, che creano dunque un piccolo nucleo familiare.

D. – Quindi questi ragazzi frequentano la scuola, vanno in parrocchia, fanno sport…

R. – Sono ragazzi a cui cerchiamo di garantire una vita il più possibile normale: vanno nelle scuole pubbliche, scelgono un indirizzo di scuola superiore, quando vogliono scelgono di fare palestra, diversi tipi di sport, escono con i loro compagni e i loro compagni vengono a trovarli qui al Villaggio. Vanno naturalmente anche in parrocchia: alcuni di loro nel tempo hanno frequentato il gruppo Scout.

D. – Il Villaggio dà ospitalità anche alle famiglie dei piccoli in cura al Bambino Gesù?

R. – Sì. Noi abbiamo un servizio che abbiamo avviato da qualche anno: ospitiamo famiglie con bambini in cura presso il Bambino Gesù, nei reparti onco-ematologici. Noi li accompagniamo nello spirito di tenere unita la famiglia. Si tratta di famiglie che normalmente non avendo altre possibilità dormono in macchina davanti l’ospedale, perché non possono permettersi altro. Quindi c’è questa realtà in linea con lo spirito del progetto educativo dei Villaggi Sos, cioè l’unità familiare.

D. – Ora i bambini cosa portano con loro di questa visita del Papa? Cosa le hanno detto?

R. – I più grandi non riescono a crederci: per loro che da sempre vengono emarginati, la società e la vita li emarginano, sentirsi scelti in questo modo è un’emozione particolare, erano tutti molto contenti. E i piccoli erano contentissimi di aver conosciuto quest’uomo in bianco, così buono che ha portato loro tanti dolci: sono piccoli… hanno pensieri semplici.

D. – Cosa ha detto il Papa andando via?

R. – Che questa è un’opera molto importante, un lavoro molto importante…perché nessun bambino nasce per crescere da solo.

D. – E voi operatori cosa conserverete di questo pomeriggio con Francesco?

R. – Quest’ultima frase, che ripaga buona parte delle fatiche che si fanno per portare avanti un’attività del genere.

Dopo i momenti trascorsi con i bambini del "Villaggio SOS" di Roma, il Pontefice si è recato a visitare il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, ricoverato nella Casa di Cura "Villa Betania". Verso le 17:30 è rientrato in Vaticano.








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