2016-10-14 14:02:00

Siria: al vertice di Losanna timide speranze di tregua per Aleppo


Inizia con il vertice di Losanna di oggi una tre giorni di serrati colloqui sulla crisi siriana. Nella città elvetica si incontrano i capi delle diplomazie di Stati Uniti, Russia, Iran, Turchia, Arabia Saudita. Intanto sul terreno la situazione è sempre più drammatica. Il servizio di Giancarlo La Vella:

A ridimensionare le speranze per il vertice di Losanna ci pensa subito il ministro degli Esteri russo Lavrov. Non mi aspetto nulla di speciale, ha detto ai giornalisti. Vogliamo lavorare e vedere quanto i partner siano pronti ad applicare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che stabiliva una road map per una transizione politica in Siria. Di certo Mosca vuole che, prima di qualsiasi intesa, si faccia chiarezza, politicamente e sul terreno. Intanto il presidente russo Putin ha firmato l'accordo sul dispiegamento a tempo indeterminato e gratuito dell'aviazione russa nella provincia di Latakia, su richiesta della Siria. Sempre oggi summit anche alla Casa Bianca. Domani a Londra vertice Usa-Gran Bretagna e lunedì a Bruxelles consiglio del ministri degli Esteri europei. Intanto, sul terreno siriano il dramma continua. Da Aleppo il grido di dolore delle suore Carmelitane, che chiedono la fine delle violenze, mentre il rabbino capo sefardita di Israele definisce la guerra in Siria un Olocausto, esortando tutti a non rimanere in silenzio.

Nonostante le dichiarazioni russe, c’è attesa per gli esiti del vertice sulla Siria di Losanna. Il primo obiettivo è quello di ripristinare un cessate il fuoco che consenta interventi umanitari. Su cosa aspettarsi da Losanna, Roberta Barbi ha intervistato Luigi Bonanate, docente di Relazioni internazionali all’università di Torino:

R. – Quello che c’è da aspettarsi è un ulteriore peggioramento di questa situazione e spero peraltro di essere smentito al più presto. Ci siamo trovati ad assistere ai tentativi disperati e disperanti di Staffan de Mistura, che andava da una parte e dall’altra dicendo: “La trattativa è in corso”. Sì, ma in quel “corso” migliaia e migliaia di persone morivano ammazzate! Per cui, abbiamo questo doppio binario: la guerra continua, ma noi trattiamo. Mi sembra veramente la fine della serietà e della professionalità della diplomazia mondiale.

D. – Le ultime dichiarazioni del ministro degli Esteri britannico Johnson – che domenica incontrerà a Londra il segretario di Stato Usa Kerry, mentre lunedì a Bruxelles ci sarà una riunione dei ministri europei sul tema Siria – hanno fatto pensare a un possibile intervento militare britannico, poi smentite dal premier May. L’Europa si conferma totalmente assente in questo conflitto…

R. – Ma questa non è una novità. È più grave – secondo me – il silenzio statunitense che non quello dell’Unione Europea. Ancora una volta, certo, va aggiunto che la natura dell’Unione Europea è tale per cui una sua presa di posizione “morale” riceverebbe molta più attenzione rispetto a quella di qualsiasi Stato, e questo perché rappresenta appunto una grande comunità, plurima e pluralistica, quindi senza quelle aspirazioni di “grande potenza” che possono avere gli altri Stati. L’Unione Europa, come al solito, ha sprecato ancora una volta un’occasione.

D. – Dopo l’8 novembre, con il cambio alla presidenza americana, si potrà ancora parlare di tregua?

R. – In campagna elettorale è chiaro che nessuno, di destra o di sinistra che sia, può dire: “Io li lascio lì a scannarsi, non me ne occuperò!”. Non ho però nessuna forte speranza che le cose possano cambiare.








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