2016-10-14 12:43:00

Il cordoglio del Papa per la morte del Re della Thailandia Bhumibol


Il Papa ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa del Re della Thailandia Bhumibol Adulyadej, morto ieri all’età di 88 anni. In un messaggio inviato al premier thailandese, Francesco si è detto “profondamente addolorato”, manifestando la sua vicinanza ai membri della famiglia reale e a tutto il popolo thailandese. Quindi, prega affinché, “come un giusto tributo al patrimonio di saggezza, forza e fedeltà del defunto Re, tutti i thailandesi possano lavorare insieme per promuovere la via della pace”. In Thailandia è lutto nazionale: migliaia di persone  partecipano ai riti funebri del sovrano che rappresentava un’importante elemento di unità e stabilità a fronte di una situazione politica spesso turbolenta. Andrea Walton ne ha parlato con Francesco Sisci, editorialista di Asia Times:

R. – E’ un momento di enorme importanza, perché il Re ha governato il Paese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e lo ha portato avanti, attraverso momenti molto difficili come la guerra fredda, la guerra calda, il conflitto in Vietnam, l’espansione degli anni ’80 e infine la crisi finanziaria asiatica del ’97-’98, che poi ha dato origine all’attuale momento critico della Thailandia. E’ la fine dell’ultimo sovrano quasi assoluto, nel senso che tutti gli altri sovrani nel resto del mondo hanno funzioni e poteri cerimoniali, mentre lui ha avuto sempre un ruolo molto attivo e molto diretto nella politica thailandese.

D. – Come si può ricordare la figura di Re Bhumibol?

R. – Il Re, certamente, è stato una presenza topica nella vita della Thailandia. Ha dato, in qualche modo, un ruolo alla nuova Thailandia, che era un Paese che usciva male dalla Seconda Guerra Mondiale, e, dopo la guerra, ha mantenuto il Paese unito – cosa non facile – e lo ha tenuto lontano dal vicinissimo contagio comunista, durante la guerra di Indocina, prima, contro i francesi e, dopo, quella del Vietnam - anche questa cosa assolutamente non facile. La terza cosa, è che sotto il suo regno è iniziato il processo di pace in Cambogia che ha dato poi inizio allo sviluppo economico del Sud-Est asiatico. La crisi del suo regno, ma anche la crisi del Paese, è arrivata con la crisi finanziaria asiatica nel ’97-’98, che ha poi aperto le porte a quello che è stato il governo di Thaksin Shinawatra, con il quale non si è trovata una soluzione politica vera. Tant’è che ancora adesso la Thailandia, in qualche modo, è in una crisi dovuta alla incapacità di digerire il fenomeno Thaksin.

D. – Quali sono i possibili sviluppi per il Paese a partire dalla successione al trono?

R. – Certamente la successione al trono è già determinata, nel senso che il figlio è il successore designato. Penso, però, che il problema principale sia come risolvere la questione con Thaksin, che oggi vive in esilio e che ha vinto tutte le elezioni democratiche che si sono tenute in Thailandia.








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