2016-10-15 15:11:00

Le vite dei sette nuovi santi: la testimonianza dei postulatori


Tanti i particolari interessanti emergono dalla vita dei nuovi santi. In Sala Stampa Vaticana erano presenti alcuni postulatori o persone legate ai 7 che saranno canonizzati questa domenica dal Papa. Il servizio di Debora Donnini:

Padre José Gabriel Brochero
C’è chi ha attraversato centinaia di chilometri per invitare contadini e allevatori a fare gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, come il sacerdote argentino José Gabriel Brochero. Cara a Papa Francesco, la figura del "Cura Brochero", il prete gaucho che in sella alla sua mula uscì verso le periferie, come sentiamo da mons. Santiago Olivera, vescovo de Cruz de Eje, in Argentina:

R. – El Papa Francisco cuando habla…
Quando Papa Francesco ci parla del sacerdozio che desidera, noi sempre lo identifichiamo con il "Cura Brochero". Per questo, Brochero è così attuale, perché è l’attualità del Vangelo: non è un sacerdote del passato, anche se è vissuto tanti anni fa, è invece un sacerdote della periferia, un sacerdote che esce. Era un sacerdote che cercava i suoi fedeli baracca per baracca, casa per casa. Quello che mi ha toccato il cuore è che era un uomo dalla grande intensità apostolica, dal grande zelo missionario e insieme un uomo di profonda preghiera. Abbiamo avuto una esperienza molto bella, perché quando gli antropologi sono venuti a esaminare i suoi resti, in relazione allo studio della santità, c’erano dei segni sulle ginocchia e hanno detto che quest’uomo si inginocchiava molto. Si inginocchiava per pregare. Questo mi colpisce: un’intensa vita apostolica, sempre evangelizzazione e promozione umana insieme. E’ un uomo del Concilio, 50 anni prima! Ha anche costruito la strada nelle Altas Cumbres, ha fatto acquedotti, scuole, ha costruito la Casa degli Esercizi Spirituali, un collegio per bambine.

Fr. Salomone Leclerq
Le loro vite vanno dal 1700 fino al 1900, molte delle quali segnate dalle persecuzioni anticattoliche che presero diverse forme. Si colloca proprio nell’ambito della persecuzione anticattolica della Rivoluzione francese, la storia del lasalliano Salomone Leclerq, dedito all’insegnamento e ucciso nel 1792. Sentiamo il postulatore, Fr. Rodolfo Cosimo Meoli:

R. - Nella storia della Francia, la Rivoluzione francese è stato l’avvenimento più rivoluzionario e si è caratterizzato in modo particolare nella persecuzione della Chiesa cattolica. Volevano creare una nuova chiesa. Fecero una nuova Costituzione di questa chiesa: “la Costituzione civile del clero”.

D. – Una chiesa sottoposta al potere temporale …

R. – Certo, distaccata da Roma. Riorganizzarono le diocesi, i vescovi li dovevano nominare loro…È logico che chiedendo il giuramento a questa chiesa nazionale si andava contro tutto e contro le coscienze dei cristiani. Dire: “No, io non giuro” significava morire. E fratel Salomone fece proprio questo: quando gli fu chiesto: “Lei giura … “, lui disse: “No!”.

Padre Alfonso Maria Fusco
A colpire anche la storia di Alfonso Maria Fusco, sacerdote italiano, che si dedicò all’insegnamento dei bambini poveri. Sentiamo Suor Maria Dulcis Miniello, che ha ottenuto il miracolo che ha permesso la canonizzazione:

R. - Alfonso Maria Fusco da bambino aveva un sogno particolare: quello di dedicarsi ai poveri, di fondare una Congregazione per aiutare i poveri, soprattutto i bambini che vivevano abbandonati per le strade. Lui ha aperto questa Congregazione quasi da niente.

D. - Lei ha avuto due aneurismi cerebrali ad un certo punto della sua vita, nel 2009. È stata operata, si è risvegliata dal coma, ma aveva perso la possibilità di comunicare con una certa logicità. Invece il 25 ottobre è accaduto qualcosa. Che cosa?

R. - È accaduto questo: spesso avevo incontrato le mie consorelle e i miei parenti ma non li riconoscevo oppure rispondevo alle loro domande in un modo illogico, senza senso. Invece il 25 ottobre, all’inizio della Santa Messa, ho sentito qualcosa di strano, un calore, non lo so … Allora mi girai e riconobbi subito mio fratello Giuseppe, con le consorelle e i miei nipoti.

D. - I medici hanno riconosciuto che questa guarigione aveva del miracoloso…

R. – I medici studiando le cartelle cliniche hanno capito subito che era una situazione inspiegabile, anche perché questa restituzione ad integrum è stata totale. Non ho avuto problemi motori, visivi, auditivi. Niente di tutto questo.

D. - Questo miracolo è stato attribuito a Alfonso Maria Fusco perché le sue consorelle si sono rivolete al Beato …

R. - Le mie consorelle, ma anche i miei parenti ed amici, i dipendenti e gli alunni, hanno pregato il padre fondatore.

José Sánchez del Rio
José Sánchez del Rio aveva solo 14 anni quando morì, fu ucciso nella Rivoluzione anticattolica in Messico perché si unì alle forze ribelli al regime violento che si era instaurato nel paese e non volle rinnegare la fede. Sentiamo cosa ha colpito di più della figura di questo giovane messicano, il postulatore, padre Fidel Gonzáles:

R. - La fermezza consapevole che la sua fede in Cristo e ciò che significava, voleva dire per lui in quel momento la tortura psicologica molto forte e dura alla quale è stato sottomesso, la tortura fisica, la morte in conseguenza delle torture, come di fatto è avvenuto. Questa consapevolezza lui la esprime già nella lettera scritta alla mamma, nella quale dice che la tortura arriva alla fine, che sarà fucilato, che lui muore per la sua fede e chiede che le sia portata di nascosto la Comunione, perché i preti, se venivano trovati, per loro c’era la pena di morte: un prete preso, un prete fucilato.

Padre Ludovico Pavoni
Due gli italiani canonizzati. Fra loro anche il sacerdote Ludovico Pavoni, che si dedicò ai giovani poveri ed emarginati. Un ritratto nelle parole del postulatore, padre Pietro Riva:

R. - Pur essendo ricco, fin dall’inizio lui ha avuto un carisma, uno slancio verso i poveri. Ha cominciato con il catechismo, poi è passato all’oratorio estivo, ha fondato l’Istituto, la Congregazione e, in ultimo, è morto il primo aprile 1849, l’ultima delle famose Dieci Giornate di Brescia. Siccome dal Castello di Brescia sparavano in città e quindi colpivano tutta la zona dell’Istituto e della sua chiesa, ad un certo punto, la notte del 27 marzo, disse: “Qui devo portare in salvo i miei 80 ragazzi”. Decise di mandare i più piccolini in carrozza e lui andò con i più grandicelli. Gli dissero: “Sei anziano!” “No, vado con loro”. Ci fu però un forte temporale e le strade divennero torrenti. Arrivato a Saiano, fu colpito dalla broncopolmonite. E’ morto il primo aprile, martire della carità.

Mons. Manuel Gonzalez García
Una vita segnata da un grande amore per l’Eucaristia, quella del vescovo spagnolo Manuel Gonzalez García, vissuto negli anni della guerra civile spagnola. Lo conferma suor Maria Teresa Castello, della Congregazione delle Suore Missionarie Eucaristiche di Nazareth, da lui fondata:

R. - Quello che più mi ha colpito della vita del mio fondatore, di Manuel González García, è stata la sua esperienza quando ha incontrato il Tabernacolo: lui ha sentito la presenza di un Gesù vivo. Ha sofferto soprattutto perché i Tabernacoli venivano aperti e gli venivano tolte le Particole. Ci sono stati sacrilegi. Ha cercato di riparare questo abbandono dell’Eucaristia: la gente non andava in chiesa, non frequentava la Messa, non frequentava i sacramenti.

Suor Elisabetta della Santissima Trinità
Tra i nuovi santi c’è anche una donna, una suora francese, carmelitana scalza, che morì a soli 26 anni per una terribile malattia: Elisabetta della Santissima Trinità. Accettò questa grande sofferenza, lei dal carattere vivace e appassionato, come ci conferma il postulatore, padre Romano Gambalunga:

R. – Lei ha capito che siamo casa di Dio e questo lo possiamo vivere in ogni situazione. Di fatto, lei fino a 21 anni ha vissuto nel mondo: ha fatto tutte le attività di questo mondo, era una leader naturale, un’artista, ha lavorato nel coro, era una ragazza affascinante che amava vestirsi bene, frequentava le feste danzanti… Ha vissuto tutto con questa profondità, perché aveva il desiderio di rimanere unita a Colui che la amava così tanto, “di un eccesso d’amore” come dice lei.

D. – Una ragazza passionale…

R. – Passionale! Passionale e sensibilissima, un’artista.

D. – Perché la stessa passione che aveva nel suo carattere vivace l’ha trasferita a Gesù Cristo?

R. – Ha scoperto dov’è la sorgente di questa passione, perché in realtà Dio è molto più appassionato di noi. Guardando il Crocifisso, vede una passione d’amore, la passione di donarsi a noi, ed è affascinata da questo. Allora le viene voglia di far silenzio, per ascoltare le parole che Lui ha da dirci e per cercare di entrare nella sua anima e così comunicare con Lui ed essere trasformati.

D. – Quale miracolo ha portato alla canonizzazione?

R. – Il miracolo che riguarda una donna belga che aveva un morbo molto raro, il morbo di Sjögren, che causa la secchezza delle ghiandole salivari ed è irreversibile. Il problema è che iniziano pian piano a non funzionare più gli altri organi, perché la salivazione lubrifica tutto. Quindi lei ha avuto una serie di conseguenze progressive ed era pronta al funerale... E’ andata a fare un ultimo pellegrinaggio a Digione dalle monache e si è seduta fuori, mentre gli amici sono andati a parlare di lei alle monache. In quel momento ha sentito cadere dalla testa ai piedi come un manto pesantissimo, ha avuto fame e ha mangiato un panino, cosa che non poteva più fare. Tanti pregavano Elisabetta per la sua guarigione. E questo è stato il miracolo!

Vite diverse quelle dei nuovi Santi con una caratteristica comune: coniugare un impegno per la promozione umana in diversi terreni ad un profondo amore a Cristo e fedeltà alla Chiesa.








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