2016-10-15 13:33:00

Messa di padre Arturo Sosa: Gesuiti fedeli, creativi e audaci


Il nuovo superiore generale dei Gesuiti, il padre venezuelano Arturo Sosa Abascal, ha presieduto oggi la Messa nella Chiesa del Gesù a Roma, il giorno dopo la sua elezione. Nell’omelia ha invitato i confratelli a vivere con fedeltà, creatività e audacia, guardando a Dio prima di ogni altra cosa, come ha fatto Maria. Per la nostra missione – ha detto – occorrono testa e cuore. Ribadito l’impegno dei Gesuiti al fianco dei più poveri e per la giustizia. Ascoltiamo padre Sosa al microfono di Amedeo Lomonaco:

R. – Il mondo si sviluppa in un senso contrario. Ma ci sono oggi, più che mai, le risorse per procedere in un modo diverso. Mi sembra che la Compagnia abbia questo impegno molto importante per contribuire a sconvolgere questa situazione così ingiusta.

D. – Una Compagnia che ha testa – lei ha detto – ma anche cuore …

R. – Eh, certo! Sempre si parla della testa della Compagnia, del corpo. Ma anche, lo stomaco, il cuore … Tutto ci vuole per poter camminare. E il cuore è un po’ il simbolo del centro della persona, anche nella Bibbia. “Dove è il tuo cuore è il tuo tesoro”: allora, noi vogliamo mettere questo cuore nelle mani di Gesù.

D. – In un passaggio dell’omelia ha anche detto di fare attenzione alle trappole del linguaggio …

R. – Sì. Noi parliamo tante volte di collaborazione, ma tanti intendono che altri collaborino con noi. Mentre quello che intendevo dire in questo passo dell’omelia è questo: noi vogliamo diventare collaboratori degli altri. E questo è il modo di crescere veramente.

D. – L’America Latina è al centro, proprio, del cuore della Chiesa?

R. – No, l’America Latina è una parte del corpo della Chiesa. Ma mi sembra che, dopo il Vaticano II l’America Latina, abbia vissuto intensamente questo sforzo, come anche altre parti della Chiesa. Ma l’America Latina ha il cuore nostro, di fare questo sforzo di essere con la gente, di trovare Dio nel mistero dell’Incarnazione. Così trovi il Signore.

D. – Il Venezuela è un Paese che vive grandi tensioni …

R. – Il Venezuela è anche molto dentro il mio cuore. Io voglio, per il popolo del Venezuela, un mondo molto migliore di quello che c’è adesso. Mi aspetto che si possa arrivare a delle soluzioni politiche, non per la via della violenza, non per la via della guerra, ma con il dialogo, con lo sforzo di capirsi mutualmente, di riconoscersi gli uni gli altri. E mi  sembra che la Chiesa venezuelana voglia contribuire in questo dialogo, per trovare un modo di negoziare per trovare il bene comune.

Durante l'omelia il nuovo superiore generale, padre Arturo Sosa Abascal ha anche ricordato, che l'impegno della Compagnia di Gesù deve continuare ad essere caratterizzato da una straordinaria creatività intellettuale. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Federico Lombardi, già direttore della Sala Stampa della Santa Sede:

R. – E’ stato un passo importante dell’omelia. La Compagnia di Gesù ha, storicamente, una vocazione ad un ministero, ad un servizio di Dio anche colto, anche profondo dal punto di vista culturale. E il fatto che padre Sosa abbia messo in rilievo che bisogna continuare, da parte della Compagnia, a sentirsi chiamati al servizio della Chiesa per un ministero di annuncio della fede - ma anche con profondità di comprensione delle situazioni del mondo di oggi, della realtà dell’uomo, della società, dell’avvenire di questo mondo - è molto significativo.

D. – Ha detto padre Sosa: “Noi Gesuiti non siamo soli: siamo accanto ai sofferenti”.

R. – Questo è un aspetto molto caratteristico, anche della stessa tradizione della Compagnia di Gesù dagli inizi. Quando Sant’Ignazio e i primi compagni incominciavano il loro cammino per l’Europa, di solito abitavano presso gli ospedali. Servivano i poveri e gli ammalati, mentre svolgevano anche servizi dal punto di vista culturale piuttosto impegnativi. Quindi, l’attenzione alla sofferenza, alla povertà, ai problemi concreti, fanno parte della nostra tradizione fin dall’inizio. E anche in Papa Francesco lo stiamo trovando tantissimo.

D. – E’ stata posta l’attenzione proprio sul mantenere e sviluppare il corpo della Compagnia di Gesù …

R. – Questa è tipicamente la missione di un padre Generale, che è superiore proprio di un ordine religioso che si sente unito nella missione, pur se impegnato in tante frontiere in tutti i Continenti. Io credo che la conservazione e la crescita della Compagnia di Gesù, oggi e domani, continuerà a dipendere anche dalla fedeltà alla radice profonda che le è stata donata da Dio e che continua ad essere il dono principale per la Chiesa già nel passato, ma anche oggi e anche domani. Cercare, trovare Dio in tutte le cose e come rispondere alla sua chiamata, compiere la sua volontà, collaborare con Lui al disegno di salvezza del mondo.








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