2016-10-15 13:23:00

Vertice sulla Siria. Vescovo Aleppo: inascoltato nostro grido di pace


Vertice sulla Siria a Losanna: presenti Stati Uniti, Russia, Iran, Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Egitto, Iraq, Giordania e l’inviato speciale dell’Onu, De Mistura. Intanto proseguono i bombardamenti: 15 i morti oggi nella provincia di al-Raqqa. Roberta Barbi:

Si concentreranno sulla situazione di Aleppo, i colloqui di oggi a Losanna: al tavolo delle potenze mondiali - ultimo invitato questa mattina dal segretario di Stato americano Kerry è l’Egitto - il rispetto della tregua più volte violata del 9 settembre scorso, che consentirebbe finalmente l’apertura di corridoi umanitari per salvare i civili, ma anche la proposta di De Mistura di evacuare i combattenti jihadisti, ex al Nusra, dalle zone della città sotto il controllo dei ribelli. Scettica sul raggiungimento di una soluzione la Russia, principale alleato di Bashar al Assad che in un’intervista rilasciata alla Komsomolskaya Pravda torna a parlare di Guerra Fredda e afferma di non prendere neppure in considerazione l’ipotesi di un accordo con i ribelli. “La riconquista di Aleppo Est sarebbe una grande vittoria strategica e politica”, ha dichiarato. Intanto sul terreno la situazione non migliora: 15 persone, tra cui due donne e due bambini, sono morte nelle ultime ore nel bombardamento di un villaggio della provincia di al-Raqqa, mentre ieri ha fatto il giro del mondo la lettera aperta delle Carmelitane di Aleppo che chiedono la fine di un conflitto che dura da troppo tempo.

Per una testimonianza da questa città martoriata, abbiamo sentito mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria e vescovo caldeo di Aleppo:

R. – Quella delle Carmelitane è una testimonianza seria, degna di fiducia. Si tratta di tre suore carmelitane francesi di grande qualità che sono qui da anni con altre religiose siriane. Io le conosco bene: ogni mercoledì mi reco da loro per celebrare la Messa e passare un po’ di tempo con loro. Per noi è importante far sapere che nella parte Ovest, dove ci sono due milioni di abitanti, ci sono molti cristiani che abitano nel loro quartiere, ma anche tanti che sono partiti. Nessuno parla di tutte queste bombe che cadono ovunque, anche sui cristiani.

D. - Fino a poco tempo fa le organizzazioni umanitarie operavano solo nella parte della città controllata dai miliziani…

R. - Noi come Caritas ci troviamo sul posto. Ci sono tanti gruppi che lavorano, come la Croce Rossa, si fa un lavoro organizzato ma il problema è che da noi questi bombardamenti ci sono ogni giorno dappertutto e nessuno ne parla. Ad esempio, ieri mattina hanno bombardato una scuola nel quartiere cristiano, hanno ucciso quattro o cinque bambini, una cinquantina di feriti. Una scuola!

D. - Perché secondo lei i mezzi di comunicazione non parlano di Aleppo Ovest?

R. - Penso che quelli che hanno il controllo delle informazioni dell’Occidente hanno un’agenda politica. Dobbiamo come cristiani, come gente onesta, chiedere chi c’è dietro questa manipolazione, questa strumentalizzazione dei media. Questo è molto chiaro per noi.

D. - Secondo le stime più aggiornate i cristiani rimasti ad Aleppo sono appena 35mila. Che futuro per queste persone? Quali speranze?

R. - Penso che se la guerra va avanti nessuno rimarrà ad Aleppo. Questa è la mia convinzione. Chi può parte. Solo quelli che non possono, quindi i poveri e gli anziani rimangono qui. A poco a poco sarà la fine di questa bella comunità cristiana di Aleppo. Questo è il nostro dramma e questa è la nostra sofferenza. Cerchiamo di fare tutto quello che possiamo. Diciamo: “Pace! Pace! Pace”, ma dall’altra parte non c’è pace, bensì “ Guerra! Guerra! Guerra”. Fino alla distruzione. 








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