2016-10-16 08:55:00

Si estende la povertà nel mondo, ma i ricchi sono sempre più ricchi


Lunedì 17 ottobre si celebra la “Giornata mondiale per lo sradicamento della povertà” indetta dall’Onu. Nonostante i numerosi progetti della comunità internazionale per lottare efficacemente contro il fenomeno, l’indigenza è sempre presente in varie zone del mondo, anzi per certi versi si sta estendendo anche in Paesi sinora non toccati da questa emergenza. Sono 900 milioni oggi le persone che vivono in povertà assoluta: e nel 2016, secondo Oxfam, la ricchezza detenuta dall'1% della popolazione mondiale ha superato quella del restante 99%. Su come definire oggi la povertà, Giancarlo La Vella  ha intervistato l’economista Riccardo Moro, copresidente della Coalizione Globale contro la Povertà (Gcap):

R. – Da un lato, il fenomeno è oggetto di interventi politici un po’ in tutto il pianeta. Il fatto che essa esista tuttora può scoraggiare e addirittura invitare a lasciar perdere. E’ la posizione di molti, i quali dicono: “E’ inutile fare politiche specifiche; è meglio fare politiche che migliorino le condizioni generali”. In realtà, il fenomeno è in trasformazione. Io credo che possiamo vedere tre tipi di povertà: una rappresentata dalla mancanza di mezzi economici; una di tipo diverso, rappresentata dalla difficoltà nell’accesso a tanti servizi e/o opportunità, come la distanza dalla scuola, la difficoltà di opportunità di lavoro e così via; e c’è poi quella che potremmo chiamare una sorta di povertà politica, cioè una difficoltà, un impedimento ad accedere alla democrazia, in qualche modo, a poter incidere sui processi delle comunità di cui si è parte.

D. – Tornando al concetto di povertà come indigenza, molte le risposte che vengono proposte. E’ un fenomeno che si potrebbe attenuare con un finanziamento anche diretto alle famiglie bisognose oppure bisognerebbe cambiare le strutture economiche della società stessa?

R. – E’ chiaro che è molto più efficace la seconda ipotesi. Noi abbiamo bisogno di creare delle condizioni in cui sono le persone che diventano protagoniste del cambiamento. In questo senso, è importante pensare alla povertà politica: o ci rendiamo conto che quelli che noi oggi chiamiamo poveri sono cittadini ed esercitano un ruolo o continueremo a fare degli interventi che rischiano di essere sterili.

D. – Quanto la guerra influisce sul fenomeno povertà nel mondo?

R. – Influisce sicuramente, ma non è l’unico fattore. E’ necessario, però, dotarsi anche degli indicatori giusti per leggere quali sono i fenomeni. E allora, ancora una volta, usare degli occhiali che guardano solo al reddito medio, che guardano solo ad alcuni aspetti di un fenomeno che, viceversa, è multidimensionale, come quello della povertà, impedisce di vederne le reali cause e rende sterili gli interventi da disegnare.

D. – La povertà è un fenomeno, come spesso ha detto Papa Francesco, di cui ognuno di noi deve farsi carico?

R. – Nelle parole di Gesù l’attenzione a chi fa più fatica è assolutamente costante ed è chiaro. Se è vero che per eliminare il fenomeno dell’indigenza occorre cambiare i ruoli nella società, questo significa chiamare in causa il ruolo di tutti, anche quello di ognuno di noi.  








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