2016-10-17 14:28:00

Rapporto Fao: affrontare insieme fame, povertà e clima


“Cambiamenti climatici, agricoltura, e sicurezza alimentare” sono fortemente correlati, come evidenzia il Rapporto annuale sullo Stato dell'alimentazione nel mondo, presentato stamane a Roma dal direttore generale della Fao, José Graziano da Silva. Il servizio di Roberta Gisotti:

L'agricoltura può stabilizzare il clima globale e aumentare allo stesso tempo la produzione alimentare per sradicare la fame nel mondo. Basti dire – documenta il rapporto – che tutto il comparto alimentare (colture, zootecnia, silvicoltura e pesca) è responsabile fino a un quinto delle emissioni globali dei gas serra, rei di assottigliare la fascia di ozono.  I costi dell’inazione – ha denunciato da Silva – sono di gran lunga superiori al costo degli interventi necessari per avere un’agricoltura sostenibile”. Dunque in un pianeta divenuto più caldo - ha ammonito il direttore generale delle Fao - “fame, povertà e cambiamento climatico devono essere affrontate insieme”. E, un ruolo protagonista nel cambiamento è assegnato ai piccoli agricoltori, come spiega l’economista, Andrea Cattaneo, coordinatore del Rapporto

R. – Perché nel mondo ci sono 750 milioni di famiglie che dipendono da un’agricoltura legata a piccole proprietà. Per cui, il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare non possono prescindere da questa importante fetta della popolazione. Sono poi anche una categoria che affronta delle difficoltà particolari, sia in termini di accesso alle risorse, ma anche nel fronteggiare i cambiamenti climatici. Inoltre, in molti Paesi in via di sviluppo il problema di accesso alle risorse è ancora più accentuato per le donne. Quindi questo Rapporto si concentra su quelle che possono essere le pratiche agricole più sostenibili in condizioni di cambiamento climatico, e anche nel cercare di proporre opzioni per fronteggiare le difficoltà, siano finanziarie, istituzionali o di politiche governative ed avere un’agricoltura più sostenibile.

D. – Dal vostro osservatorio privilegiato, avete l’impressione che sia cresciuta la volontà politica di prendere atto di questi Rapporti di organizzazioni internazionali da parte poi dei singoli Stati? O restano ‘lettera morta’?

R. – Direi che siamo in un periodo molto interessante, perché con l’Accordo climatico di Parigi, che è stato firmato alla fine del 2015, c’è stata veramente una svolta dal punto di vista, credo, della consapevolezza da parte degli Stati. E questa consapevolezza si è tradotta anche in azioni in ambito agricolo. Per cui, ci sono molti Paesi che stanno proponendo quelli che vengono chiamati i “contributi nazionali per combattere i cambiamenti climatici”: l’acronimo è “Indc”, nel gergo di politica internazionale. E molte di queste misure sono in ambito agricolo. Quindi chiaramente gli Stati si stanno muovendo per incentivare l’adattamento ai cambiamenti climatici in campo agricolo, ma anche per ridurre le emissioni in campo agricolo. L’agricoltura – ricordiamolo – contribuisce intorno al 20% delle emissioni a livello globale. Quindi ridurre le emissioni del 70% a livello globale vuol dire che tutti i settori dovranno ridurre le emissioni, inclusa l’agricoltura.








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