2016-10-18 14:51:00

Scolarizzazione bimbi rom, progetto esemplare in Albania


La mattina, per le strade polverose della piccola e povera città di Lezhë, nel Nord-Ovest dell’Albania, è difficile oggi incontrare bambini rom che chiedono l’elemosina. Dopo anni di faticoso lavoro, senza alcun sostegno economico dalle istituzioni locali, fratel Luciano Levri e gli altri missionari marianisti sono riusciti nell’impresa di mandare a scuola - dall’asilo, alla materna, fino alle nove classi dell’obbligo – più di duecento fra ragazze e ragazzi dell’etnia rom e egyptian. Un’impresa che ha dovuto lottare contro la discriminazione che colpisce questa gente, anche in questo piccolo centro albanese, costringendo circa tremila rom, su una popolazione di venticinquemila persone, a vivere in baracche di fortuna, senza acqua, luce e riscaldamento, nel quartiere dedicato all’eroe nazionale ‘Skanderbeg’.

Regalare un sogno

“Il nostro obiettivo – spiega fratel Luciano – è quello di toglierli dalla strada, mandarli a scuola e favorire la loro integrazione sociale, pur rispettando la loro diversità”. “Ho imparato con il tempo che ci vuole tanta pazienza, non bisogna mai arrendersi e chiudere la porta quando qualche cosa non va. Di fronte alle resistenze di queste famiglie, rispetto all’integrazione nella realtà cittadina, bisogna sempre lasciare una via d’uscita perché si ravvedano, non tagliare mai i ponti, dare sempre un’ulteriore opportunità”. “Non bisogna mai perdere la speranza, perché ho potuto costatare che il cambiamento, anche in una realtà difficile come la loro, è sempre possibile. Ma può avvenire solo a due condizioni. Se a queste persone si dà un sogno, gli si dà un futuro, e se non li si lascia soli”.

Povertà assoluta

“Il regime albanese volle che questa grande comunità rom fosse stabilizzata qui a Lezhë e non vagasse per il Paese”, spiega ancora il missionario italiano. “Sono persone poverissime: in questi giorni di forti piogge e alluvioni si trovano a vivere in condizioni drammatiche, con mezzo metro d’acqua nei loro alloggi fatiscenti. Hanno una grande capacità di sopportazione del dolore. Vivono raccogliendo le lattine vuote dai bidoni della spazzatura. Raccolgono anche la plastica, il cartone. Separano il ferro e l’alluminio dai rifiuti. Stanno diventando specialisti nella raccolta differenziata, tanto che ho proposto al comune di offrirgli un lavoro in questo settore. Attualmente sopravvivono guadagnando due o trecento Lek al giorno, che sarebbero circa tre o quattro euro al giorno, per sopravvivere”.

Un patto per tuo figlio

Una delle idee su cui si basa il progetto di scolarizzazione dei bambini rom è la sottoscrizione di un patto con le loro famiglie. “Cerchiamo di spiegare ai genitori che i diritti che hanno conquistato, quello all’istruzione, alla dignità sociale, - spiega Luciano Levri - li abbiamo ottenuti insieme con fatica, nessuno ce li ha regalati. Ma che oggi loro hanno dei doveri da osservare, prima di tutto nei confronti dei loro figli”. “A tutte le famiglie dei bambini che vanno a scuola, noi diamo un pacco di cibo ogni mese. Tante di queste donazioni, tramite adozioni a distanza, ci vengono da famiglie italiane, persone che hanno capito che non si può essere felici da soli. In particolare, abbiamo un legame con la parrocchia ‘Mater Ecclesiae’ di Campobasso”. “Ai figli dei ragazzi che vanno alla scuola statale spieghiamo anche che se non rispetteranno il patto dovremmo sospendere il nostro aiuto, ed è un metodo educativo che favorisce col tempo la crescita della loro consapevolezza”.

Laboratorio d’accoglienza

“Oggi, posso dire con soddisfazione che Lezhë è diventato un laboratorio dell’accoglienza, dove tutti i cittadini, le istituzioni, fanno i conti, anche a livello amministrativo, con la questione rom. La affrontano. Prima era semplicemente un problema che si nascondeva sotto il tappeto”. “Quest’anno, dalla prima alla nona classe, abbiamo iscritto 185 ragazzi rom e egyptian. Ne abbiamo un altro centinaio negli altri corsi e quest’anno tre ragazze rom si sono addirittura iscritte all’università. Abbiamo tutti i giorni le aule piene di ragazzi rom che vengono al nostro doposcuola e, purtroppo, non abbiamo più un aula per fare i corsi di lingua e di computer che pure avrebbero molti iscritti”.

La lezione di don Tonino

“I bambini rom con cui lavoriamo come missionari sono quasi tutti musulmani”, conclude fratel Luciano Levri. “Io credo ci sia un’evangelizzazione fatta con la Parola e un’altra fatta con la Carità e che quest’ultima sia uno strumento molto importante per annunciare Cristo crocifisso. Come diceva don Tonino Bello, dobbiamo lavare i piedi a queste persone. Dobbiamo servirle, perché divengano libere, responsabili”. “Ridare dignità agli scartati dalla società è, d’altra parte, il compito a cui ci chiama  oggi la Chiesa”.








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