2016-10-18 11:09:00

Vocazioni. Patrón Wong: comunicare ai giovani la gioia di seguire Gesù


Si apre domani pomeriggio a Roma un Convegno internazionale di Pastorale Vocazionale, promosso dalla Congregazione del Clero con la partecipazione di quasi 300 personalità ecclesiali di tutto il mondo, impegnate sul fronte delle vocazioni. L'evento verrà aperto dal cardinale Beniamino Stella e vedrà tra gli altri la partecipazione dei cardinali Alberto Suarez Inda e Vincent Nichols. Venerdi mattina il momento clou con l'udienza di Papa Francesco. Sull'importanza di questo Convegno e le prospettive nell'ambito delle vocazioni, Alessandro Gisotti ha intervistato l'arcivescovo Jorge Carlos Patrón Wong, segretario del dicastero per il Clero con delega per i seminari:

R. – Proprio pochi giorni fa è stata resa pubblica la decisione di Papa Francesco di dedicare la prossima assemblea del Sinodo dei vescovi a un tema di attualità, “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Ecco, questa è la sintesi perfetta di ciò che noi chiamiamo pastorale vocazionale. Accompagnare i giovani nel lungo cammino della loro esperienza esistenziale di vita verso la maturità, affinché attraverso un processo, un cammino di discernimento, possano scoprire la chiamata di Gesù. Tutta l’esperienza della chiamata del Signore parte dall’amore misericordioso di Dio. Un giovane sperimenta come è l’amore misericordioso: Dio mi ama, Dio fa questa elezione personale, mi chiama per nome, non perché io lo merito ma perché mi vuole tanto bene. E questa esperienza del voler bene di Dio Padre è quella che permette a un giovane di aprirsi alla vita come vocazione, come una chiamata di Dio.

D. – Quali sono oggi le sfide più importanti per la cura pastorale delle vocazioni?

R. – La grande sfida è realmente accompagnare i giovani, essere con loro, essere vicini a loro, essere di aiuto. Essere servitori dei giovani affinché loro possano scoprire l’amore di Dio nella loro vita, possano ascoltare la chiamata del Signore, aiutarli a rispondere con generosità, onestà e soprattutto con molto, molto amore.

D. – Lei sta visitando i seminari di tutto il mondo, quindi incontra tantissimi giovani che stanno rispondendo a questa chiamata del Signore. Cosa la colpisce cercando di trovare un filo comune?

R. – Veramente c’è una buona notizia oggi: il Signore continua a chiamare i giovani di oggi, quelli che vivono situazioni che non sono facili ma che sperimentano la chiamata del Signore. Poi mi colpisce che tutti quanti hanno avuto un’esperienza positiva con vescovi, sacerdoti, consacrati, e da questa testimonianza di adulti loro capiscono di vedere e sperimentare la vita con speranza, con gioia, e che oggi è il miglior momento della vita per essere un buon sacerdote, un buon cristiano, una persona di vita consacrata. Questo mi colpisce e mi colpisce anche questa generosità e questo desiderio di cercare la volontà del Signore ed essere vicini a Gesù e vicini agli altri. Dunque, nella realtà di secolarizzazione, di violenza che viviamo in molte parti del mondo e di tante situazioni che non sono né umane né cristiane, che lo Spirito Santo faccia emergere all’interno della nuova generazione un desiderio di uno stile di vita diverso, lo stile di vita di Gesù, quello del Vangelo.

D. – Venerdì l’incontro con il Papa, quale messaggio e quali sfide vi aspettate da parte sua proprio sul tema delle vocazioni?

R. -  Papa Francesco quando parla ai sacerdoti e ai seminaristi parla sempre da cuore a cuore. La sua testimonianza, la sua vita, i suoi gesti, il suo affetto, la sua vicinanza e onestà ci colpiscono. Noi sappiamo che il suo messaggio sarà una grande spinta per tutti i sacerdoti, i vescovi, le persone incaricate della pastorale vocazionale, perché sperimentino di nuovo la bellezza della chiamata e specialmente la bellezza di questa missione, così importante nella Chiesa, di aiutare i giovani a discernere le loro vocazioni. Dal Papa ci aspettiamo che sia così come sempre è stato con noi, un padre, un padre che vive e fa sperimentare a tutti la bellezza e la gioia del Vangelo, servendo gli altri, specialmente i più bisognosi e i più poveri.








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