2016-10-19 20:29:00

Mosul, il valore geopolitico dell'offensiva contro l'Isis


Per Mosul si litiga da circa un secolo. E' al crocevia dei commerci e ora degli interessi dei protagosti regionali (Turchia, Iran, formazioni curde) e di potenze internazionali (Usa, Russia). Quando si chiuderanno i rubinetti del finanziamento delle armi?

"L'Isis qui è una forza non solo occupante ma anche indigena", precisa l'esperto dell'area, il giornalista Lorenzo Trombetta. "Fino a ieri entrare nel ventre molle di questo territorio, già di fatto reso disabitato da oltre un anno, è stato relativamente facile. Man mano che ci si avvicina alla periferia di Mosul c’è invece una popolazione civile che va protetta".

Sul rischio umanitario Martina Pignatti Morano, Presidente dell'Ong "Un ponte per" che dal 2009 segue passo passo ciò che succede nella piana di Ninive, sottolinea che "il piano umanitario dell’Onu è finanziato solo al 58%, mancano ancora 370 mln. di dollari per venire incontro alle esigenze minime vitali della popolazione irachena. Noi cerchiamo di dare voce alla voglia di ricostruzione che c’è tra la popolazione di Ninive, saremo attivi con un progetto di peace building in quattro distretti della città per sostenere i comitati locali per la pace e per la ricomposizione dei conflitti tra le comunità locali che hanno fatto sì che Daesh potesse prendere il controllo di un terzo del Paese. A questo si affiancano i programmi umanitari con cui andremo incontro a 30mila persone nei prossimi otto mesi, proprio perché ci aspettiamo diversi mesi di battaglia per la liberazione di Mosul". 

Don Renato Sacco, Coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, ricorda le numerose volte in cui si è recato a Mosul, la prima nel 2002, alla vigilia della guerra: "Sono preoccupato perché questa situazione qualcuno non l’ha impedita. Tutti contro l’Is, ma chi ha dato loro le armi? Gli amici di là da anni ci chiedono di chiudere i rubinetti. Abbiamo per lungo tempo foraggiato Paesi come l’Arabia saudita e il Qatar". 

Mettere sullo stesso piano Aleppo e Mosul è accettabile? "Solo se si considera il punto di vista umanitario", spiega ancora Trombetta. "La difficoltà di accedere ai servizi essenziali che si sta verificando a Mosul avviene già da tempo ad Aleppo est. Ma le analogie non possono essere fatte per tutto il resto: attori in gioco e valore della lotta sul terreno. Ad Aleppo non c’è l’Is, ci sono gruppi qaedisti; non può essere derubricata l’azione su Aleppo come semplice guerra al terrorismo e inoltre Aleppo si inserisce in un contesto di corsa per il potere in Siria che non è necessariamente legata alla guerra al terrorismo come invece sembra essere inserita l’offensiva di Mosul. I paragoni - conclude - sono dunque molto forzati".








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