2016-10-20 10:05:00

Il “Fidelio” di Beethoven inaugura questa sera la Stagione sinfonica di Santa Cecilia


Con “Fidelio” di Beethoven si inaugura questa sera, con repliche il 22 e 24 ottobre, la Stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il Maestro Antonio Pappano la dirige, con uno splendido cast. Un appuntamento con una delle visioni musicali più profonde e illuminate della storia, frutto dell’alta moralità con la quale Beethoven ha sempre contraddistinto tutta la sua musica e il suo lavoro creativo. Il servizio di Luca Pellegrini:

Il fantasma di Mozart, forse, lo incalzava. La presenza di Haydn - incontrato personalmente, con relativa schermaglia verbale, alla prima delle sue “Creature di Prometeo”, 1801 - incombeva, nonostante tutto. E nel 1802, era marzo, “Lodoïska” di Cherubini entrava tra le opere di culto anche in terra tedesca, e vigorosamente nell'esistenza di Beethoven. Che - pur la sordità avvinghiandolo  sempre più - sentiva di non poter rimandare oltre - fors'anche per un dovere di coscienza, oltre che di esigenza creativa - l'incontro con il teatro musicale. Ci voleva, però, un soggetto adatto. Nacque “Fidelio”, opera tribolatissima, che al compositore diede, come scrive, "aspri dolori, maggiori dispiaceri". Antonio Pappano la incontra per la seconda volta nella sua bellissima, luminosa carriera. Maestro, lei la considera l’opera più morale dell’intera storia della musica. Perché e quali sono i temi principali che affronta?

R. – Questo dice tanto per Beethoven stesso: lui era un uomo molto morale, anche se era un uomo ruvido, disorganizzato; anche di cattivo umore e forse non cristiano nelle sue relazioni con gli altri, però aveva questa visione dell’amore, in questo caso dell’amore coniugale. Ma non solo, un amore possibile e potenziale per tutto il mondo, per la libertà, la giustizia. Tutto quello che è giusto nel mondo deve essere premiato e si deve lottare in continuità contro il male. Questa è una idea enorme, naturalmente. Nel “Fidelio”, in una drammaturgia molto semplice, ma anche molto coraggiosa, si eleva la figura della donna in modo veramente unico nella cultura lirica. Io sono molto contento che specialmente oggi, che parliamo molto della donna, e della sua importanza e di come venga trattata la donna, di eseguire un’opera che si ispira a questa figura, che ha il coraggio di prendere tutti i rischi per l’amore, per il marito… E’ una cosa bellissima, molto molto cristiana, molto per bene e molto morale.








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