2016-10-20 13:04:00

Salesiani per una buona scuola: al centro giovani e sfida digitale


“La proposta salesiana per una buona scuola”: convocati a Roma per due giorni, domani e sabato, i presidi e i direttori delle scuole salesiane in Italia, 103 istituti, frequentati da 30 mila studenti, seguiti da 2 mila docenti. Roberta Gisotti ha intervistato don Enrico Peretti, presidente del settore scuola del Centro nazionale opere salesiane (Cnos).

Sono oltre 3.600 gli istituti scolastici e universitari gestiti nel mondo dalla grande famiglia salesiana, in 130 Paesi nel cinque continenti. Quasi 100 mila i docenti e formatori dedicati a più di un milione di studenti. Don Peretti, qual è l’ispirazione unitaria delle scuole salesiane, calate in contesti politici, sociali, religiosi diversi? 

R. – Credo che quello che ci qualifica di più sia proprio l’attenzione alla persona dei giovani. Ci troviamo in una situazione di particolare difficoltà, perché i giovani in questo momento non hanno un’attenzione quanto è loro necessaria. Per cui, metterli al centro del progetto educativo, non solo come destinatari, ma come protagonisti di una comunità educativa, all’interno di ambienti che vivono anche una laicità a volte esasperata, ma che permettono al contempo, nel dialogo personale, di fornire tutte le risposte alle domande che i ragazzi cercano. Questo è il nostro obiettivo.

D. – Don Peretti, certamente viviamo tempi che mettono a dura prova gli ordinamenti scolastici, specie con l’avvento della cultura digitale. Ecco, come state rispondendo alla sfida?

R. – Il primo problema che si pone in qualsiasi tempo e in qualsiasi ambito educativo è quello di riuscire a dialogare con il linguaggio dei giovani. Il pericolo è quello di dare risposte a domande che non ci sono o non ascoltare quali sono veramente le richieste che emergono. Per cui, il dialogo digitale per noi è stata una scelta che abbiamo anche cominciato a vivere in maniera molto più complessa all’interno del mondo della formazione professionale; e stiamo cercando - attraverso anche la collaborazione con Apple Education e altre strutture, pure aziendali, che offrono questo tipo di proposta - di rispondere all’utilizzo che i ragazzi fanno di questi strumenti, in maniera che diventi non soltanto un uso corretto, ma produttivo. Per cui l’interesse non è solo trasformare i libri in digitale - sarebbe ben poca cosa! - ma rendere i ragazzi competenti di usare tutto il mondo della comunicazione di Internet, e di renderli capaci anche di diventare protagonisti all’interno di questo. Nelle scuole più avanzate già i ragazzi producono le App necessarie per poter lavorare all’interno del mondo educativo.

D. – Don Peretti, lo slogan di questo convegno è: “Rilanciare fra tradizione e innovazione”. Ecco, come fare?

R. – Una risorsa particolare è quella del rapporto con il mondo produttivo e con le aziende. L’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro per noi era già un’esperienza in atto, non così formata, come ci viene chiesta ora in Italia dalla L. 107/2015 di riforma della Scuola, ma era già un cammino che permetteva ai ragazzi di costruire la propria autonomia attraverso esperienze, stage estivi o brevi apprendistati.

D. – Don Peretti, la scuola è spesso al centro di dibattito, anche di aspre polemiche, nell’opinione pubblica, nella classe politica… Le scuole salesiane che problemi incontrano sul piano della didattica, ma anche della gestione amministrativa?

R. – Sul piano della didattica, avendo come carisma quello educativo, riusciamo a mettere al centro l’attenzione ai nostri ragazzi. E in genere gli insegnanti che  lavorano con noi costruiscono questo tipo di rapporto. E’ sul piano delle risorse che la scuola paritaria soffre, perché non riesce ad avere la sufficiente autonomia di proposta a tutti i ragazzi. Nell’accoglienza ai ragazzi anche più svantaggiati, a volte ci troviamo a dover andare alla ricerca di risorse esterne, e questo ci crea qualche difficoltà. Però non ci ritrarremo da questo mondo, anzi, cercheremo di essere sempre più al meglio presenti. Altre risorse che possiamo mettere in campo è costruire un rapporto con il territorio tale per cui la qualità della scuola si imponga proprio come capacità di risposta alle domande dei giovani.








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