2016-10-21 13:34:00

All'avanzata della coalizione l'Is risponde col terrorismo


In Siria si continua a combattere nonostante ieri per 11 ore al giorno, fino a lunedì, sia in vigore la tregua umanitaria ad Aleppo. Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani sono quasi 10 mila le vittime causate dai raid di Damasco. Intanto a Mosul, in Iraq, prosegue l’offensiva della coalizione a guida americana contro il sedicente Stato Islamico, che starebbe utilizzando civili come scudi umani. I jihadisti hanno compiuto vari attentati oggi a Kirkuk, causando decine di vittime. Secondo l'arcivescovo caldeo, mons. Thomas Mirkis, i miliziani avrebbero anche preso numerosi ostaggi nelle moschee. Sulla potenzialità offensiva del Califfato, Giancarlo La Vella ha intervistato Massimo Campanini, docente di Storia dei Paesi islamici all'Università di Trento:

R.  – Se ci fosse una vera convergenza di intenti tra gli Stati Uniti e la Russia la storia dell’Is sarebbe già finita da un pezzo. E’ chiaro che il Califfato, messo sulla difensiva da una offensiva militare a cui non è in grado di resistere, ricorra al terrorismo. Ma questo a me non sembra una questione di potenzialità, ma sembra di debolezza. E quindi il fatto che il Califfato utilizzi l’arma del terrorismo è una dimostrazione proprio del fatto che non è in grado di resistere militarmente. E’ chiaro che il rischio del terrorismo diventerà più forte anche in Europa, però è una tattica senza via di uscita, nel senso che nessuno ha mai vinto le guerre con il terrorismo.

D.  – L’eventualità del terrorismo avviene in un momento in cui Stati Uniti e Russia appaiono molto distanti. Le due potenze su quali aspetti potrebbero trovare un accordo?

R.  – Innanzitutto bisogna vedere chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca. Poi bisognerebbe che entrambe le due grandi potenze accettino di fare un passo indietro rispetto alle loro ambizioni egemoniche. E’ chiaro che la Russia continua ad appoggiare il presidente siriano Assad. Secondo me la vera via di soluzione sarebbe che gli Stati Uniti e la Russia trovino una convergenza nel decidere quale deve essere la sorte di Assad. E naturalmente bisogna trovare una maniera di mediare: magari gli Stati Uniti potrebbero accettare l’idea che Assad non se ne vada o comunque mantenga una sorta di presenza onoraria e la Russia potrebbe accettare l’idea che Assad non sia più veramente il direttore della politica siriana.








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