2016-10-21 18:56:00

Vertice Ue: no alle sanzioni a Mosca. Contraria la Merkel


Sono state ammorbidite le conclusioni del vertice Ue a Bruxelles, dedicato alla Siria e che ha visto togliere dal testo l’opzione delle sanzioni a Mosca per l’appoggio che fornisce al presidente siriano Assad. La Germania però conferma la linea dura nei confronti dei russi. Francesca Sabatinelli:

Avrebbero dovuto essere menzionate: è così che la cancelliera tedesca Merkel dissente dalle conclusioni del vertice Ue sulla Siria che hanno cancellato l’ipotesi delle sanzioni. La Merkel, pur non entrando nel merito di quanto stabilito a porte chiuse a Bruxelles, prevede che nei prossimi giorni, a seconda di quanto accadrà sul terreno ad Aleppo, i leader europei potranno rivedere e armonizzare le loro posizioni. L’opzione sanzioni, anche economiche, contro Mosca resta quindi sul tavolo, dipende dall’evoluzione della crisi, ha assicurato la Cancelliera. Per Renzi le sanzioni ai russi non sarebbero un deterrente, e l’Italia è stata la più decisa su questo, conferma l’autorevole Financial Times, facendo leva su Spagna, Austria, Grecia e Cipro per contrastare la linea dura di Germania, Gran Bretagna e Francia. La marcia indietro dell’Unione europea rispetto a possibili nuove sanzioni, sarebbe quindi stata imposta dal premier italiano per il quale il provvedimento, oltre a non essere utile, bloccherebbe qualsiasi spazio diplomatico.

Per un commento su questi ultimi avvenimenti, Marco Guerra ha intervistato Matteo Villa, analista dell'Ispi esperto di Europa:

R. – L’Europa si ritrova spaccata davanti a Mosca, abbastanza assertiva e che interviene con decisione sullo scacchiere siriano, e qui tra l’altro si riapre di nuovo il dibattito sulle sanzioni a Mosca. In questo caso, la nota più importante, secondo me fondamentalmente diversa rispetto a tre settimane fa, è che arrivavamo al vertice europeo e pensavamo di arrivarci con un’Europa che stava per ri-discutere le sanzioni alla Russia sull’Ucraina tirandole giù, invece con l’intervento russo così forte ad Aleppo si arriverà a un’Europa che non ridiscute le sanzioni ucraine e anzi pensa di imporne di più. Poi, chiaramente nulla di fatto perché Renzi è arrivato e ha detto: “Da Obama io ho avuto il nullaosta per non imporre nuove sanzioni”, e quindi nei prossimi mesi è tutto da rivedere.

D. – Tuttavia, l’Europa sceglie posizioni che sembrano distanti dagli Stati Uniti che comunque guidano sul terreno tutte le operazioni della coalizione …

R. – E’ assolutamente vero. L’Europa dallo scenario siriano è quasi assente, da mesi ormai non riesce a parlare con una voce unica ; è molto difficile anche solo immaginare una ricomposizione degli interessi perché sappiamo che su quel fronte in Siria intervengono tanti attori, sia regionali, sia da fuori e lo scacchiere si fa sempre più complesso. La Francia aveva provato a riunificarsi quando, dopo gli attentati di Parigi aveva deciso di amplificare il proprio intervento. Però, si tratta di interventi sempre di singoli Paesi ed è sempre difficile immaginare una politica estera unita di fronte a uno scacchiere sempre più complesso nei mesi che vengono.

D. – Un’Europa spaccata allontana una soluzione riguardo al caos siriano?

R. – E’ possibile, però non credo sia questo il problema. In Siria, come abbiamo detto, ci sono tanti attori che intervengono: ciascuno con i propri interessi. Ogni singolo pezzettino della Siria è conteso … Per esempio, Mosca interviene perché vuole sostenere il regime di Assad e lo fa trincerandosi dietro alla lotta al terrorismo. Però è chiaro che invece ci sia un netto sostegno al regime. Gli Stati Uniti cercano invece di tenere il bandolo della matassa e di frenare le rivolte degli Stati arabi che invece tendono a intervenire in maniera più decisa sostenendo sia i ribelli sia le forze islamiste anche più radicali. E allora, in una scacchiera così complessa non è detto che l’Europa possa fare molto: è chiaro che non aiuta quando invece si parla con 28 voci anziché con una sola.

D. – Quali sono gli interessi in campo che portano alcuni Paesi a fare muro contro le sanzioni alla Russia, mentre altri vogliono fare pressione con insistenza su Mosca?

R. – Anzitutto, è chiaro che la geografia e la Storia giochino un ruolo di primo piano. Sappiamo benissimo che i Paesi dell’Est Europa hanno sempre più paura di Mosca: sono stati per 40 anni all’interno del blocco sovietico e in questo momento vedono Mosca più assertiva che interviene in Ucraina, che interviene in Siria come una potenziale minaccia. E quindi chiedono alla nato di intervenire, all’Ue di parlare con una voce sola … diciamo: interessi diversi, minacce diverse. Con Mosca, sappiamo che c’è stato un dialogo ventennale: da quando c’è stato il governo Berlusconi, il nostro riavvicinamento con Mosca si è quasi completato e con Putin altrettanto. Il governo Renzi non vuole giocarsela tutta: sa che ci sono degli interessi che rischia di minare. Per esempio, i nostri interessi economici: il settore agroalimentare è stato molto colpito dalle sanzioni di Mosca e quindi c’è bisogno – secondo il governo italiano – di mantenere una linea più attendista e paritaria che talvolta però risulta – se vogliamo – deficitaria di fronte a Mosca che tende ad agire in maniera molto, molto violenta anziché cercare la via diplomatica. E’ chiaro che ci siano – per esempio – anche la Gran Bretagna di May a favore delle sanzioni, perché godendo delle relazioni speciali con gli Stati Uniti, si tende un po’ ad appiattirsi sulla posizione di Washington. Però si tratta chiaramente di Paesi che invece – quelli che sono contrari alle maggiori sanzioni a Mosca – che sono più lontani, e poi sono anche quelli colpiti maggiormente dalla crisi economica e che non vogliono in questo momento imporre nuove sanzioni e rischiare di creare nuove conseguenze per la propria economia proprio in momenti in cui – per esempio, e lo sappiamo in Italia – la manovra si gioca su percentuali dello zero virgola.

 

 








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