2016-10-21 14:50:00

Viaggio della memoria dei medici del Bambin Gesù ad Auschwitz


Un viaggio della memoria differente, per raccontare la Shoah dal punto di vista medico e capire il ruolo del personale sanitario nei campi di concentramento. Questo è il fine del viaggio ad Auschwitz e Birkenau, che faranno dall'8 al 10 novembre prossimi i medici e ricercatori dell’Ospedale Israelitico e dell’Ospedale pediatrico del Bambino Gesù di Roma, in collaborazione con la Fondazione Museo della Shoah, presentato questa mattina in conferenza stampa a Roma. Il servizio di Marina Tomarro:

Andare a ripercorrere quelli che furono già luoghi dell’orrore umano e dello sterminio, la parte ancora più dolorosa, quella che si celava dietro ragioni mediche inesistenti e invece operava criminali ricerche scientifiche su bambini e anziani. Sarà questo il percorso che faranno i partecipanti al primo viaggio della memoria di medici e ricercatori, all’interno dei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, dove visiteranno quei luoghi di morte nei quali si svolgevano queste efferate sperimentazioni. Ascoltiamo Ruth Dureghello presidente della comunità ebraica di Roma:

R. - E’ importante perché è un’esperienza in cui le due entità sanitarie che sono profondamente connotate religiosamente collaborano e si mettono insieme per approfondire un tema come quello del ruolo dei medici durante la Shoah, dei medici nazisti in particolare e lo fanno in un percorso comune. E’ un viaggio quindi che va al di là dell’approfondimento scientifico e formativo su quello che rappresenta ma che impone una riflessione comune delle religioni. Questo è il senso e l’importanza di questo viaggio in questo momento e ciò è il senso e l’importanza che va ben oltre il fatto che si tratti di due ospedali ma invece di un impegno religioso forte, fatto di gesti concreti e della volontà di dialogare!

D. – Cosa succedeva in quei campi?

R. - E’ chiaro che quello che succedeva è qualcosa che non si può rappresentare ma la gravità sta nel fatto che quello che succedeva era che anche la scienza e gli uomini si mettevano al servizio ciecamente di una ideologia che voleva distruggere, voleva cancellare: la scienza al servizio del male dell’uomo.

D. – Perché è importante raccontare alle nuove generazioni?

R. – C’è qualcosa che va oltre il racconto, non è solo importante raccontare. E’ importante trasmettere, questo è il senso di quello che noi facciamo. Perché la Shoah è stato qualcosa di enorme, di infinito, di raccapricciante ma soprattutto di profondo, che ha segnato tutta l’umanità. In questo momento particolare in cui i valori si vanno affievolendo o il tempo si va allontanando, invece è bene tenere sempre presente che il pericolo è dietro l’angolo, i segnali li vediamo dappertutto: l’antisemitismo sta crescendo, le discriminazioni, gli odi, i populismi, le demagogie, i nazionalismi sono segnali evidenti di un passato che si ripresenta. Per questo è importante continuare a ragionare, a emozionare, a formare e a riflettere su ciò che è stato.

Il legame tra il Bambin Gesù e la comunità ebraica di Roma è stato sempre molto stretto. Infatti proprio durante i rastrellamenti dei nazisti nel 1943, all’interno dell’ospedale furono nascoste e salvate diverse famiglie ebree. Ascoltiamo Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù:

R. – Salvò delle persone perché le nostre suore vincenziane che sono ancora presenti oggi, come tanti religiosi, accolsero queste famiglie. Ovviamente dovevano far sì che i bambini fossero ammalati ma che anche i familiari fossero visti come infermieri, come medici, come personale, quindi non come familiari. In questo modo nell’insieme di tutti loro poterono salvare alcune famiglie.

Ma ancora oggi il Bambino Gesù da rifugio a quelle famiglie che scappano dai luoghi di guerra come la Siria e l’Iraq. Ancora Mariella Enoc:

R. – In fondo la storia, anche se in maniera diversa, si ripete. Oggi in modo diverso, ma abbiamo creato un piccolo corridoio umanitario per cui alcune famiglie a rischio vengono portando i loro bambini che certamente hanno alcune patologie ma noi ci vorremmo occupare di tutta la famiglia e nel nostro piccolissimo mondo salvare loro la vita.

E proprio in questi giorni la presidente Enoc si è recata a Bangui in Africa per seguire alcuni importanti progetti umanitari, voluti proprio da papa Francesco. Ascoltiamo la sua testimonianza:

R. – Sono appena tornata dalla Repubblica Centrafricana, da Bangui, dove il Papa mi ha dato veramente il compito di essere molto attenta che si realizzi sia il progetto dell’ospedale ma anche gli altri due progetti che a lui stanno molto a cuore: la costruzione della scuola cristiana musulmana e le case per i profughi di una parrocchia. L’ospedale Bambino Gesù sta già pagando 16 medici perché possano curare i bambini e intanto siamo anche riusciti a far sì che il seminario maggiore non abbia più profughi perché abbiamo costruito le case e quindi il seminario in questo momento ha ripreso a essere un seminario. E’ stata un’esperienza molto forte vedere questi oltre 40 chierici potere fare una vita di studio, di preghiere e di silenzio.








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