2016-10-22 11:00:00

"Narnia. La teologia fuori dall’armadio”: catechesi per bambini


“Narnia. La teologia fuori dall’armadio”: è il titolo avvincente del libro che raccoglie saggi di esperti del fantasy sulle “Cronache di Narnia”, la celebre saga dello scrittore britannico Charles Staples Lewis, che ha ispirato anche il cinema.  Edito di recente dalle Edizioni del Messaggero di Padova e curato da padre Antonio Carriero, il saggio è uno strumento per la famiglia e il catechismo, con tutta la sua ricchezza di simboli cristiani, in primis il leone Aslan, immagine di Cristo. La fantasia dunque a servizio della teologia, come ben sapevano Lewis e il suo grande amico Tolkien. Lo conferma lo stesso padre Antonio Carriero nell’intervista di Debora Donnini:

R. – Questo saggio si propone di accompagnare il lettore “attraverso l’armadio”, proprio nella terra di Narnia. Nel libro di Lewis, questo armadio si trova nella casa dove quattro fratelli, che sono i protagonisti della storia, vanno a rifugiarsi per scappare dalla guerra mondiale e qui, durante il gioco del nascondino, la più giovane dei quattro si nasconde e “trova” il mondo incantato, che è appunto Narnia. Narnia, attraverso i personaggi e il leone Aslan, ripercorre i grandi temi della fede. Questa lettura, che mi piace definire teologica, bisogna tirarla proprio fuori dall’armadio, perché chi è interessato al mondo di Lewis sappia, per esempio, che i dialoghi che intercorrono tra il leone e i fratelli Pevensie sono, a tutti gli effetti, un simbolo della Rivelazione.

D. – Quindi potremmo dire una teologia anche a portata dei bambini?

R. – Soprattutto a portata dei bambini! Le Cronache di Narnia possono essere utilizzate nella catechesi con i bambini e possono spiegare alcuni grandi temi della fede cristiana proprio a partire da alcuni personaggi che popolano il mondo di Narnia. Ad esempio, c’è un’immagine molto bella, che rimanda al tema del perdono, della misericordia: nel primo film, “Il leone, la strega e l’armadio”, Aslan e Edmund – uno dei quattro fratelli – si guardano intensamente negli occhi, perché Edmund aveva consegnato i suoi fratelli alla strega cattiva, alla strega bianca. In quel momento Aslan, che è la figura di Gesù, lo guarda intensamente e – per usare un po’ un’espressione di Papa Francesco – lo “misericordia”, lo perdona. E’ un po’ un modo per spiegare la Confessione ai ragazzi, attraverso questa scena o molte altre …

D. – Centrale è proprio la figura di Aslan, il leone che muore e "risorge". Quanto è presente il simbolismo cristiano nell’autore, Lewis?

R. – Nelle Cronache, certamente, quasi tutti i personaggi hanno una doppia identità: non solo quella che manifestano nel racconto in sé e per sé, ma rimandano anche ad alcune figure del Vangelo. Lewis aveva scritto a una sua fan che tutta la Storia di Narnia è su Cristo. Nel libro si assiste proprio alla sofferenza di Aslan ed è come quando Gesù va al Monte Calvario: viene insultato, viene perseguitato fino alla morte in croce, come il leone Aslan su una tavola di pietra. Poi Aslan "risorge" e si manifesta prima alle donne, che sono poi le due bambine.

D. – I temi di Narnia quindi sono quelli cristiani, come la Grazia, il Perdono, la Risurrezione, la tentazione per ogni uomo. Come recita il titolo di un vostro saggio: “Narnia è un viaggio di formazione”. Lo scopo è quello di mostrare che alla fine, l’unica dimora solida, l’unica risposta certa è Dio?

R. – Le cronache di Narnia sono un viaggio di formazione cristiana a tutti gli effetti. Aslan cerca di risvegliare un po’ nel cuore dei protagonisti questa grande fiducia nel loro Creatore, questo Imperatore d’Oltremare, così chiamato. Dio c’è, non è un mito, e Aslan lo dice chiaramente ai ragazzi, quando, al termine del viaggio del Veliero, rimanda a casa alcuni dei fratelli dicendo loro, in sintesi, che ora dovranno imparare a riconoscerlo nel  loro mondo, ma con un altro nome: per questo sono venuti a Narnia, perché conoscendolo un po’ lì, saranno in grado di riconoscerlo anche a Londra, nel loro mondo.








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