2016-10-24 11:48:00

Brexit: banche inglesi pronte a lasciare Londra?


Le grandi banche inglesi sarebbero pronte a lasciare Londra per il continente europeo a partire dal 2017, a causa dell’incertezza delle trattative tra Regno Unito e Unione Europea sulla Brexit. Questo è quanto afferma Anthony Browne, presidente e amministratore delegato della British Bankers Association. Andrea Walton ha intervistato il Professor Giuseppe Di Taranto, docente di storia dell’economia e dell’impresa presso la Luiss Guido Carli di Roma, chiedendogli cosa potrebbe succedere se questi timori si dovessero realizzare:

R. – Credo nulla, perché tutte queste previsioni sono fatte in base allo stato giuridico attuale del Regno Unito; è evidente che quando invece cominceranno in modo adeguato le trattative per l’uscita, a causa dell’art. 50 del Trattato di Lisbona, evidentemente questo status giuridico cambierà. Non dimentichiamo che si era detto, qualche mese fa, che i circa tre milioni di stranieri che abitano a Londra avrebbero dovuto lasciare la città, mentre poi il sindaco ha smentito questa affermazione, e infatti sono ancora lì.

D. – Quali conseguenze potranno esserci sul valore della sterlina, nell’immediato e nel prossimo futuro?

R. – Io sono convinto che le conseguenze immediate e per il futuro non siano per il Regno Unito negative. E mi spiego meglio: molte nazioni europee, per esempio la Germania, hanno un flusso molto elevato di esportazioni verso il Regno Unito: per la Germania parliamo di circa 80 miliardi. Ed è evidente che la svalutazione della sterlina permetterà anzitutto maggiori esportazioni allo stesso Regno Unito, ma anche una maggiore apertura verso i Paesi del Commonwealth - 53 Paesi - con cui il Regno Unito ha da secoli, possiamo dire, ormai dei trattati commerciali molto stabili. D’altronde, a tutt’oggi, nulla è accaduto all’economia britannica, tranne la svalutazione della sterlina, tra l’altro guidata dalla Banca Centrale d’Inghilterra.

D. – Cosa potremmo aspettarci dall’evoluzione del Pil del Regno Unito?

R. – Io credo che l’evoluzione continuerà ad essere positiva. Mi lasci ricordare un dato: nella crisi che ha cominciato a far sentire le sue conseguenze dal 2007 fino ad oggi, il Regno Unito si è classificato secondo come incremento del Pil dopo gli Stati Uniti. La verità è che l’economia del Regno Unito è un’economia di servizi, e soprattutto di servizi finanziari, ed è un’economia molto forte e molto stabile.

D. – Come pensa che si potranno evolvere i negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europa, che avranno inizio nel 2017?

R. – Penso che si evolveranno certamente a favore del Regno Unito. E nonostante se ne dica, dovrà essere l’Unione Europea ad adeguarsi alle condizioni del Regno Unito, perché – sono certo – anche per i flussi commerciali di cui parlavo, noi potremmo avere conseguenze certamente negative rispetto a quelle che Brexit porterà per il Regno Unito. Anzi, sarà molto opportuno essere prudenti nelle trattative perché rischieremmo una recessione a livello di commercio internazionale.








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