2016-10-24 08:00:00

Giornata informazione Onu: binomio sviluppo-comunicazioni


La diffusione dell’informazione è un fattore chiave dello sviluppo economico e quindi centrale per promuovere il benessere sociale, sottolineano le Nazioni Unite nella Giornata internazionale dell’informazione sullo sviluppo, che ricorre oggi. Con questa giornata si vuole infatti evidenziare la centralità del binomio sviluppo – informazione. La comunità internazionale concorda soprattutto sulla necessità di incrementare gli sforzi per garantire l’accesso alla digitalizzazione dei Paesi più svantaggiati. Questo per sradicare povertà, dare accesso all’istruzione, garantire maggiori diritti sociali. Ma come raggiungere meglio a livello di comunicazione i Paesi meno avanzati? Dove si può puntare visto che sempre di più il web è il cuore delle notizie? Nell'intervista di Debora Donnini, ci risponde Paolo Peverini, docente di Linguaggi dei Nuovi Media presso l’Università Luiss di Roma:

R. - Sicuramente il binomio tra informazione e sviluppo è una questione molto importante. Questa giornata fa riflettere ovviamente anche su un altro binomio, quello tra informazione e processi di democratizzazione, anche perché quotidianamente veniamo a conoscenza del rischio che corrono i professionisti dell’informazione in molte zone del mondo e delle forme di censura che vengono applicate e che molto spesso colpiscono i social network che molti di noi utilizzano in modo quasi ovvio e scontato, quando scontato non è in molte parti del mondo. La questione è di ordine tecnologico ma evidentemente non solo: ha proprio a che fare con il tema dello sviluppo. Ci sono senz’altro molti esperimenti in corso per riuscire a far arrivare i contenuti e l’informazione in zone del mondo che non hanno le infrastrutture di cui noi beneficiamo. Sicuramente la grande sfida è quella di riuscire a portare in mobilità, cioè sul mobile, sui device portatili, le informazioni in zone del mondo che non possono accedere a contenuti ricchi in termini di foto, video audio. La Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede in alcune interviste recenti ha parlato anche della possibilità di utilizzare Facebook per far  arrivare contenuti in zone del mondo che in questo momento non hanno accesso a questi ultimi e quindi ripensando proprio le modalità di distribuzione dei contenuti con forme che siano alternative al broadcast.

D. - Per parlare di informazione ormai non si può prescindere da un web sempre più interattivo e dalla confluenza dei vari media. Quanto hanno impattato sul mondo dell’informazione, social network come Facebook, Twitter e altri?

R. – Sicuramente l’impatto c’è stato ed è tuttora fortemente in corso. Il social web costringe a ripensare il tipo di interazione che si viene a stabilire tra una fonte, l’informazione, da una parte, ed il suo pubblico, l’audience, dall’altra. Questo significa pensare all’uso sinergico del testo scritto, delle immagini, del video, che può essere fatto dai vari social network. Quindi i social network possono essere uno strumento di grande efficacia nella prospettiva di chi produce contenuti, ma a patto di farne un uso consapevole  che non sia volto banalmente ad ottenere quella che si chiama l'engagement dell'audience cioè il maggior numero di like, di condivisioni, ma utilizzarli per far arrivare le notizie nel modo più rapido possibile. L’elemento fondamentale rimane sempre quello dell’attendibilità. In altri termini quello che voglio dire è che oggi, in un contesto dominato dalla possibilità di commentare, far circolare molti contenuti in tempi molto brevi su molte piattaforme, diventa sempre più fondamentale la veridicità di quello che viene affermato.

D. – Oggi nell’usufruire della notizia, si parla sempre più di “protagonismo” dell’utente che costruisce il proprio palinsesto e in un certo senso “collabora” alla costruzione della notizia perché non c’è più un modello verticale ma orizzontale …

R. - Sicuramente i social network hanno consentito di far emergere forme del cosiddetto citizen journalism, cioè giornalismo fatto anche dagli utenti, un vero e proprio ripensamento della costruzione anche collettiva dell’informazione. Certamente i social network consentono anche agli utenti, ai cittadini di contribuire. Si pensi alle situazioni di emergenza, di calamità naturali: i social network possono davvero svolgere un ruolo molto forte e sempre di più vediamo come i media tradizionali spesso inseguono quello che accade sui social network, perché ovviamente non possono godere della capacità di intervenire in modo tempestivo su quello che sta accadendo. Quindi ci sono ovviamente anche delle ricadute molto interessanti sul lato del ripensamento del rapporto tra chi produce informazione e chi ne fruisce. Tra l’altro stiamo assistendo anche da alcuni anni ad esperimenti interessanti del cosiddetto giornalismo immersivo, cioè un giornalismo che utilizza le potenzialità di foto, video, audio, di un’interazione infografica avanzata per consentire all’utente un approfondimento. Quindi non solo informazione in tempo reale o quasi reale, ma nuove forme di reportage, nuove forme di approfondimento in un contesto che spesso è dominato da una fortissima sintesi delle informazioni. In questo contesto i social network possono avere senz’altro un ruolo molto importante, perché possono favorire il dialogo, il commento e l’approfondimento dei contenuti.








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