Si svolge oggi e domani in Vaticano la Conferenza del cosiddetto “Gruppo Santa Marta” contro il traffico di esseri umani. Guidato dal cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles, e da Bernard Hogan-Howe, capo della Polizia metropolitana di Londra, il gruppo è un’alleanza di responsabili di polizia e di vescovi di tutto il mondo che operano insieme con la società civile per sradicare il traffico di esseri umani e garantire cure pastorali alle vittime. Cerca di sviluppare inoltre strategie di prevenzione e di reintegrazione. I delegati incontreranno domani Papa Francesco e lo aggiorneranno sui progressi compiuti nella lotta alla tratta nei due anni di fondazione di questo organismo. Il Gruppo Santa Marta deve il proprio nome alla residenza di Papa Francesco, dove si sono riuniti per la prima volta nell’aprile 2014. Sulla questione della tratta Christopher Wells ha intervistato uno del membri del Gruppo, l’arcivescovo sudafricano di Città del Capo, Stephen Brisilin:
R. – It is certainly an enormous problem throughout the world, but it is also a
very hidden problem …
Sicuramente è un problema enorme che riguarda tutto
il mondo, ma è altrettanto vero che è un problema nascosto, perché ovviamente i trafficanti
lavorano e riescono nel loro intento grazie alla segretezza che copre il loro agire.
Per questo a volte è veramente difficile stabilire l’estensione di questo problema.
Ma io credo che tutte le agenzie del mondo, tutti i centri di polizia sono d’accordo
nell’affermare che il problema è grande e riguarda tutto il mondo. Poi ci sono i diversi
“modi” di condurre il traffico di persone: Città del Capo, ad esempio, è un punto
di partenza, nel senso che spesso i giovani vengono allettati ad accettare cosiddette
occasioni di lavoro meravigliose in altri luoghi. Ma è anche luogo di destinazione,
un luogo nel quale arrivano persone oggetto di questo traffico, a volte per lavorare
in situazioni di vero degrado, ma più spesso – ovviamente – per finire nella prostituzione.
In terzo luogo, è un punto di transito: le persone passano per Città del Capo per
raggiungere altri luoghi. Così accade anche in molti altri luoghi del mondo. Molto
di questo traffico di persone ruota, ovviamente, attorno al mercato del sesso: credo
che sia l’impiego maggiore e ovviamente le donne sono le persone maggiormente oggetto
di traffico. Altri subiscono questi spostamenti per ragioni di lavoro: giovani abbindolati
da una chimera e ai quali spesso si toglie il passaporto per poi comunicare loro che
sono in debito con i trafficanti per il trasporto per arrivare nel luogo di destinazione,
per il vitto e l’alloggio. Diventano così estremamente vulnerabili e dipendenti dai
trafficanti e difficilmente riescono a scappare. Ecco, questa è una nuova forma di
lavoro-schiavo.
D. – Il Gruppo Santa Marta si sta impegnando per contrastare il traffico delle persone. Ci può spiegare cosa state cercando di fare?
R. – Yes: I think that a very good example would be what has happened in the United
Kingdom ..
Certo. Credo che un esempio interessante possa essere
quello che recentemente è accaduto nel Regno Unito, dove la collaborazione tra la
Chiesa e la Polizia è molto stretta ed efficiente. Ci sono stati casi in cui, ad esempio,
la Polizia sapeva che c’erano movimenti di traffico di persone e aveva organizzato
un’incursione e siccome erano coinvolte donne, si è fatta affiancare da un gruppo
di religiose. Dopo aver compiuto l’incursione e arrestato i trafficanti, sono intervenute
le suore per confortare e consolare le donne vittime del traffico, per stare con loro
e sostenerle. Questo è solo uno degli esempi di come la collaborazione tra la Chiesa
e la Polizia possa funzionare.
D. – Le Chiesa ha un ruolo anche nell’aiutare le persone vittime di traffico dopo essere scampate alle grinfie di questi trafficanti, dopo essere finite in un Paese straniero e magari non essere riuscite più ad avere contatti con le famiglie d’origine …
R. – Exactly. And I think that is something the religious women particularly have
a concern for. …
Esattamente. E penso che questo sia uno degli aspetti
per il quale le religiose hanno un’attenzione particolare. Anche in Sud Africa, per
esempio, il nostro centro per il traffico delle persone è gestito dalle suore: è un
impegno congiunto tra persone consacrate e la Conferenza episcopale. Questo credo
che attualmente sia un ruolo che le religiose considerano veramente appropriato al
loro stato: dare sostegno alle persone liberate dalla condizione di persone vittime
di traffico: rimangono comunque molto vulnerabili perché anche dalla polizia non sempre
ricevono un buon trattamento. Hanno veramente bisogno di aiuto e di accompagnamento.
Però c’è un altro ruolo importante della Chiesa, ed è quello di dare consapevolezza,
perché tutta la questione del traffico delle persone ruota intorno all’inganno, all’imbroglio
volto a convincere le persone che in altri Paesi possano esserci opportunità di lavoro
“meravigliose”: questo è quello che seduce i giovani e li induce ad andarsene, a fuggire
dalla loro condizione che spesso è una condizione di povertà, per seguire questa occasione
“meravigliosa” di lavoro! Per questo, uno dei nostri compiti è dare consapevolezza
ai giovani del pericolo che corrono e che se esistesse veramente una buona occasione
di lavoro, troppo bella per essere vera, in realtà è proprio così: troppo bella per essere
vera …
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