2016-10-29 14:40:00

Vescovi brasiliani: governo non faccia pagare il debito ai poveri


I vescovi brasiliani hanno lanciato un appello al governo per fermare la Proposta di modifica costituzionale, definita ingiusta, che vuole mettere un tetto di 20 anni alla spesa per settori fondamentali come educazione, salute, infrastrutture e sicurezza. La linea del nuovo presidente Michel Temer, subentrato alla destituita Dilma Roussef, secondo i vescovi farà pagare il debito pubblico, ormai fuori controllo, ai lavoratori e ai poveri, promuovendo una vera e propria “idolatria del mercato”. Sulla crisi economica e politica che continua a colpire il Brasile, ascoltiamo l’arcivescovo di Curitiba, mons. José Antônio Peruzzo, al microfono di Silvonei Protz:

R. – Ci sono degli esperti che dicono che è stato il problema economico a scatenare la crisi politica, che a sua volta ha scatenato anche una crisi etica; altri dicono il contrario. A me sembra che ci sia una crisi di civiltà. Quando c’è un sistema iniquo nell’economia ma anche nella cultura - tutto è diventato potere e c’è anche corruzione - non è solo una questione etica o politica, ma è una questione di valori, di cultura, di ideali… Manca un’ermeneutica della fraternità già da molti anni e le conseguenze di questa mancanza hanno messo le radici. La trasformazione che occorre adesso non è solo di natura economica: se si vuole guardare al futuro, ci vuole sincerità nel vedere che il problema è molto più profondo rispetto a una questione di partito, di potere, di politica o di sistema economico. Se non si vede dove sono i veri guai, questi torneranno in futuro; e mi sembra che le cose non siano viste nel modo giusto e corretto dai politici e dagli studiosi: in tutto c’è una visione troppo economicista, come se, una volta risolti i problemi economici, la pace possa ritornare nel Paese. Non mi sembra che sia così: c’è una distanza troppo grande tra coloro che hanno il potere, il capitale, la capacità di costruire per sé un futuro sempre più ricco di successi, e i poveri che guardano al futuro senza sapere cosa sarà del domani.

D. – Qual è il ruolo della Chiesa in tutto questo?

R. – Il ruolo della Chiesa è esattamente quello di suscitare la speranza, moltiplicare le esperienze di solidarietà per mostrare alla gente che, se guardiamo il futuro con un occhio di dipendenza dai grandi, questo futuro non verrà. Si tratta invece di costruire una storia di solidarietà e di fraternità. Non di far vedere le cattive notizie che trovano diffusione dappertutto: c’è da mostrare alla nostra gente quanto siano numerose le esperienze di solidarietà, di comunione e di libertà anche se non sempre si può disporre di tanti beni.








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