2016-10-31 15:15:00

Pastore Luca Baratto: viaggio del Papa porterà frutto


Sul viaggio del Papa in Svezia ascoltiamo il commento del pastore valdese Luca Baratto, responsabile ecumenico della Federazione delle Chiese evangeliche d’Italia, al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Certamente è un evento particolare, un evento positivo che si situa anche in una volontà della Chiesa luterana di voler ricordare il 500.mo della Riforma in modo ecumenico. Il fatto che per la prima volta un Pontefice sia insieme agli esponenti mondiali della Chiesa luterana naturalmente segna un passo ulteriore, importante nel cammino ecumenico, un cammino che è già lungo ma che ha ancora molta strada da fare davanti; e quindi, sicuramente porterà una serie di frutti … Uno di questi potrebbe essere il fatto di rendere meno lontano, meno distante, per esempio al pubblico italiano, ai membri della Chiesa cattolica o di altre Chiese, il mondo della Riforma, che non è un mondo così distante ma è un mondo di testimonianza cristiana. E credo che la presenza del Pontefice a Lund lo testimoni.

D. – Dopo secoli di contrapposizioni teologiche, è possibile oggi – secondo lei – una rilettura comune della storia della Riforma e su quali basi?

R. – Ma … sicuramente oggi assistiamo da più parti a una rilettura storica, che non vuol dire revisione ma significa ripensare gli avvenimenti che sono avvenuti – e che spesso sono stati anche avvenimenti dolorosi e sanguinosi – leggendoli attraverso i nuovi rapporti che i cristiani hanno saputo stabilire e stanno stabilendo tra di loro. Per esempio, c’è un cammino tra mennoniti e luterani: i mennoniti sono gli anabattisti, la Riforma radicale che è stata perseguitata dai luterani e proprio in questi mesi sono stati pubblicati dei testi che rileggono gli avvenimenti di quel periodo, dicendo che effettivamente il male che è stato fatto oggi può essere riletto in modo da venire condannato e quindi da poter prospettare un futuro diverso. Ecco: non si tratta tanto di dare un significato diverso agli avvenimenti del passato, quanto a dire che i nuovi rapporti tra i cristiani creano una storia diversa tale, da rinnegare la violenza del passato.

D. – Assistiamo a collaborazioni importanti tra cristiani di confessioni diverse: penso al lavoro che gli stessi Valdesi fanno con la Comunità di Sant’Egidio, proprio collaborazioni sul piano sociale, di solidarietà, di aiuto … pensiamo soprattutto al tema dell’immigrazione. Sono collaborazioni che si concretizzano in questo momento storico, non a caso: perché?

R. – Sì, è vero: non a caso, perché in effetti il cammino ecumenico qualche frutto lo ha portato. Ci sono aperture che dipendono anche talvolta dalle persone. Sicuramente, con Papa Francesco l’atmosfera dei rapporti tra le Chiese è cambiata; sicuramente in Italia è cambiata. E il fatto di poter collaborare in ambiti sociali, della giustizia, come appunto il progetto dei corridoi umanitari, testimonia che il riconoscimento reciproco dei cristiani come fratelli e sorelle si deve concretizzare in azioni concrete, non soltanto con delle parole. Ecco: siamo arrivati al punto in cui abbiamo bisogno di azioni concrete, comuni per riconoscerci, per dire e mostrare che siamo veramente convinti di essere fratelli e sorelle, gli uni delle altre.








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