2016-11-03 17:21:00

L'Alta Corte di Londra: sulla Brexit voti il Parlamento


Una decisione che potrebbe ribaltare il volere del popolo britannico di uscire dall’Unione Europea. Si tratta del pronunciamento dell'Alta Corte di Londra, che ha accolto il ricorso degli attivisti pro Bruxelles. La sentenza rappresenta una forte delegittimazione del processo di distacco dall’Ue avviato dal governo di Theresa May. La premier prende le contromisure e avrà sulla questione un colloquio telefonico con il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker. Il servizio di Giancarlo La Vella:

I sostenitori dell’intangibilità del patto tra Londra e Unione Europea hanno ottenuto che sulla Brexit, dopo il referendum, si pronunci in maniera vincolante anche il Parlamento di Westminster e i sondaggi da sempre dicono che la maggioranza è favorevole a rimanere con Bruxelles. L’Alta Corte ha dato così torto al governo di Theresa May, che rivendica, proprio sulla base della pronuncia popolare, il pieno diritto d'invocare direttamente l'art. 50 del Trattato di Lisbona, che prevede il recesso volontario e unilaterale di un Paese dall'Unione Europea. La premier sembra però determinata ad andare avanti nei piani già decisi sull’uscita dall’Unione e ha annunciato appello contro la decisione dei giudici, che a questo punto rischia di rallentare di molto i tempi della Brexit. Sulla presa di posizione dei giudici britannici, sentiamo Raffaele Marchetti, docente di Relazioni Internazionali all’Università Luiss:

R. – Quello che verosimilmente ci possiamo aspettare è un ritardo del processo. La premier May aveva fissato l’inizio delle negoziazioni per l’uscita dall’Unione Europea nei primi mesi del 2017; questo tipo di sentenza potrebbe portare un ritardo. Ma io sinceramente non mi aspetto che il Parlamento si prenda una responsabilità così grossa di contraddire e negare un’indicazione così chiara del referendum.

D. – Però c’è la sensazione che ci sia una certa spaccatura nel Paese…

R. – Certo, la spaccatura c’è. Ma penso che andrebbe contro tutte le tradizioni democratiche ormai secolari della Gran Bretagna, e soprattutto porterebbe il Paese a una crisi politica gravissima, che avrebbe delle conseguenze decisive nella prossima tornata elettorale. Cioè, alle prossime elezioni i Conservatori e i Labour verrebbero spazzati via dalle forze anti-sistema.








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