2016-11-03 14:29:00

Presidenziali Usa: riflettori su scandali e astensionismo


"Il destino del mondo traballa, è nelle mani degli elettori americani”: così Barack Obama in un comizio in North Carolina. Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti arrivano mentre gli ultimi sondaggi vedono un sostanziale testa a testa tra Donald Trump e Hillary Clinton, danneggiata dalle nuove rivelazioni dell’Fbi sulle sue email private quando era segretario di Stato. Alessandro Gisotti ne ha parlato con il prof. Tiziano Bonazzi, americanista dell’Università di Bologna:

R. – Senza dubbio, l’elezione è talmente personalizzata che tutti i colpi diretti all’avversario che giungono a segno, sicuramente gli sottraggono voti. E questo è successo e sta succedendo per Hillary Clinton e le ultime rivelazioni dell’Fbi, che erano state in qualche modo anticipate, circa un mese fa, da Rudy Giuliani, l’ex sindaco di New York, fortissimo sostenitore di Trump, il quale aveva detto che a fine ottobre Trump avrebbe avuto una sorpresa che avrebbe “messo al tappeto” Hillary. Questo naturalmente non ha fatto che rinfocolare le idee di una qualche forma di “cospirazione”, come si dice in linguaggio politico statunitense, tra parti dell’Fbi e Trump: cosa di cui al momento però non abbiamo nessuna prova.

D. – Dalle dichiarazioni sessiste di Trump all’email-gate di Hillary Clinton, e tanti piccoli o grandi altri scandali: in tale situazione, gli americani hanno una percezione di quali sono le differenze concrete sui programmi politici o alla fine conterà meno questo?

R. – A mio avviso, gli americani hanno una percezione piuttosto – abbastanza – precisa dei programmi dei due candidati. La questione è che gli americani sono ormai talmente frantumati, divisi, a livello ideologico, che non sono in grado di guardare al programma dell’avversario; ma guardano e sostengono in modo "abbastanza cieco" il programma del proprio candidato. E da questo punto di vista, allora, ecco che gli scandali e i colpi bassi contro la personalità dell’avversario diventano importanti. Insomma, non c’è una comparazione tra i due programmi, ma una fortissima divisione ideologica.

D. – Secondo lei, l’astensionismo di cui si parla molto, che potrebbe essere perfino più esteso che in altre occasioni, chi potrebbe sfavorire o favorire?

R. – L’astensionismo, come sappiamo benissimo, è sempre stato molto alto negli Stati Uniti: non si è mai superato il 60 o 61 percento dei votanti che si recano effettivamente alle urne. Non si può però, negli Stati Uniti o anche altrove, ma negli Stati Uniti in particolare, parlare di astensionismo in generale: dipende da quale gruppo sociale, etnico o religioso proviene in maggior parte l’astensionismo. L’ultimissima notizia è che per gli Stati in cui si è potuto cominciare a votare in anticipo, pare che l’astensionismo dei neri sia piuttosto alto. E questo sfavorirebbe naturalmente Hillary Clinton, che nel voto dei neri ha uno dei suoi principali bastioni elettorali.








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