2016-11-03 14:10:00

Terremoto. Renzi: piano per mettere in sicurezza il Paese


Ancora una forte scossa la notte scorsa nelle zone terremotate del Centro Italia: 4.8 la magnitudo con epicentro a Pieve Torina, nel Maceratese. Il sisma del 30 ottobre ha generato uno 'scalino' lungo almeno 15 chilometri tra Arquata del Tronto e Ussita. Lo rende noto l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia  secondo cui il dislivello "rappresenta la prosecuzione verso la superficie della rottura e dello scorrimento avvenuto sulla faglia in profondità".

"Non è pensabile che per la stabilità europea crollino le scuole". Così Renzi è tornato sulla questione dei costi del terremoto intervenendo stamani alla sede del Politecnico di Milano, dove fra le altre cose ha parlato del piano "Casa Italia" che sarà presentato lunedì a Palazzo Chigi. Dopo la visita di ieri del presidente Mattarella, oggi nelle aree terremotate è la volta del presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha lanciato un appello all’unità politica. Il servizio di Marco Guerra:

Per il premier Renzi la vera scommessa post terremoto sarà il piano "Casa Italia". Il progetto si concretizzerà in un Dipartimento tecnico di Palazzo Chigi che “deve andare oltre tutti i governi”. Una struttura permanente che – secondo gli intenti del presidente del Consiglio – metterà in sicurezza l’Italia “nell’arco di due generazioni”. “Tutto quello che servirà in termini di soldi lo metteremo", dice Renzi facendo riferimento ai vincoli europei. A stretto giro arrivano le dichiarazioni del portavoce della Commissione Ue: i costi emergenziali a breve termine connessi con le catastrofi  "possono essere considerati come una tantum”. Altro discorso quindi potrebbe essere un piano duraturo come "Casa Italia". Intanto, nelle zone del sisma gli sfollati hanno vissuto un’altra notte di paura per le forti scosse. Il numero delle persone fuori casa si aggira tra le 20 mila e le 40 mila unità, 26 mila quelli assisiti dalla protezione civile, ma sono migliaia coloro che dormono in macchina in attesa dei container, per evitare di essere trasferiti sulla costa. E domani è atteso un nuovo decreto del consiglio dei Ministri per sveltire tempi e procedure. A vigilare saranno il presidente dell’autorità anticorruzione Cantone e il prefetto Tronca.

La priorità in questo momento sono le persone, le case, i centri storici, ma anche l’economia di Umbria e Marche, fiore all’occhiello dell’Italia. "Non si può perdere un patrimonio prezioso, l’agroalimentare e il turismo richiedono interventi urgenti", spiega al microfono di Gabriella Ceraso, il responsabile del settore tecnico ed economico di Coldiretti, Lorenzo Bazzana:

R. - È chiaro che se non si riesce a conservare una produzione agroalimentare che sia di pari livello a quella che c’era prima, diventa poi difficile anche sostenere dei flussi turistici; stiamo parlando di circa 220 mila presenze sui Monti Sibillini con circa 180 agriturismi. Qui passiamo dalla lenticchia di Castelluccio allo zafferano, al tartufo, alla patata rossa di Colfiorito. Soprattutto gli allevatori sono in forte difficoltà perché gli animali vanno alimentati e, nel caso delle vacche o delle pecore - che vanno munte –, bisogna fare in modo che siano nella condizione di poter avere dei ricoveri per la stagione invernale verso la quale si sta andando.

D. - Voi avete avuto un incontro con il ministro delle politiche agricole Martina. Quali garanzie?

R. - Le garanzie sono assolute e totali. Ad essere poco disponibile è il tempo. Purtroppo il peggioramento delle condizioni climatiche è evidente; più tempo passa, più diventa difficile riuscire a gestire la situazione.

D. - Quando il governo parla di copertura del mancato reddito per le imprese di allevamento soprattutto, che cosa intende?

R. - Può intendere l’intervento previsto sia con gli strumenti che erano già stati ipotizzati - quindi per i danni di agosto, che verranno aumentati in quanto stanziamento - sia quelli che sono gli strumenti che possono essere ipotizzati compatibilmente con le normative comunitarie, quindi la sospensione dei mutui, la sospensione delle scadenze fiscali o il fatto che cci sia una riduzione delle produzioni: ad esempio, con le ultime scosse abbiamo visto che le vacche producono meno latte. Anche qui ci sono degli interventi in essere per cercare di ritirare comunque il latte e fare in modo che possa essere trasformato.

D. - In questi casi, l’Europa prende una posizione?

R. - Gli anticipi sui contributi sono già codificati.

D. - Vogliamo spregiare meglio cosa accade a livello di terreno: quando ci sono terremoti o fenomeni di questo genere il prodotto viene danneggiato - mi corregga se sbaglio - invece per quanto riguarda gli animali ci sono delle ripercussioni dirette sulla produttività ?

R. - Per quanto riguarda le colture del raccolto il problema è quello dei magazzini o degli stoccaggi che se vengono lesionati diventa difficile anche aver poi il prodotto perché magari è rimasto sotto le macerie. Per quello che invece riguarda gli animali il problema è molto più complesso, perché innanzitutto gli animali soffrono come le persone. L’animale va in stato di stress e produce di meno. Poi sappiamo che comunque hanno bisogno di essere accuditi. Inoltre, nel caso si riescano a garantire tutte queste operazioni, c‘è poi il problema di gestione del prodotto. Quindi il latte poi deve essere avviato ad una trasformazione per poi essere commercializzato.

D. - Quanto incide sul Pil questo ampio ventaglio di produzione ?

R. - L’anno scorso abbiamo segnato il record di esportazione di prodotti agroalimentari con 36,8 miliardi di Euro. Anzi, è la seconda voce delle nostre esportazioni; ha una forte connotazione sia in termini assoluti che in termini di immagine, più della moda, più delle automobili, anche perché ricordiamo che il mercato interno è sostanzialmente fermo.

D.- C’è spazio per la solidarietà anche di categoria?

R. - Sicuramente! La cosa importante però - e le ultime notizie non sembrano andare in questo senso - è che si fermi tutto, che si fermino le scosse e si ritorni ad un momento di tranquillità e serenità anche dal punto di vista psicologico per poter poi affrontare meglio quello che c’è da fare, perché questo stillicidio di scosse continue non aiuta.

D. - Noi consumatori in generale, che cosa possiamo fare?

R. - Una cosa che può essere fatta è questa: l’acquisto di prodotti che provengono da quei territori. La fase successiva è tornare a frequentare questi luoghi che vivevano di agroalimentare, di turismo, di agricoltura: devono tornare a fare questo.








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