2016-11-04 10:44:00

A Bologna convegno su Benedetto XV, Papa della pace


Benedetto XV, al tempo della Prima guerra mondiale, cercò in tutti i modi di fermare il conflitto che cambiò per sempre il volto del Vecchio Continente. Fu un profeta, e come spesso accade ai profeti, rimase inascoltato. Ieri a Bologna ha preso il via un Convegno internazionale su di lui, Papa Giacomo Della Chiesa. Per tre giorni si confronteranno studiosi ed esperti. Il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin ha aperto i lavori promossi dalla Presidenza del consiglio, dalle diocesi di Bologna e Genova e dalla Fondazione per le Scienze religiose “Giovanni XXIII”. Il servizio di Luca Tentori:

Porta proprio la data di oggi, 4 novembre, il “Bollettino della Vittoria” del generale Armando Diaz che nel 1918 poneva fine alla Prima guerra mondiale per l’Italia. Ma in quegli anni tutti persero sotto le armi. I grandi sforzi di Benedetto XV, che si affacciava alle cancellerie d’Europa con la nuova ed inedita realtà della diplomazia vaticana, non evitarono quella che lui stesso definì con forza "inutile strage" e “suicidio dell’Europa”. Dieci milioni di morti rimasero sul terreno e molti di più tra i civili patirono la fame, gli stenti e le malattie. A ricordare la sua figura, ieri a Bologna ad una tre giorni di studio, l’intervento del segretario di Stato vaticano il cardinale Pietro Parolin:

“Un Papa che fu diplomatico nel senso più alto del termine, affermando con le parole proprie di un mestiere delicato la sollecitudine per l’uomo reale e la vita concreta delle comunità civili e religiose. E insieme un Papa che toccò con mano come promuovere la pace non sia qualcosa di estrinseco alla missione della Chiesa ma parte essenziale del suo compito davanti alla storia e davanti al Vangelo. In Della Chiesa questo era uno stile”.

Scriveva Benedetto XV nel 1914: “La saggezza cristiana è ciò che garantisce la quiete e la stabilità nelle istituzioni”. A citarlo il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, che ha ribadito il suo messaggio ancora attuale per l’Europa.

“Un popolo senz’anima di ordine spirituale non riesce ad essere un popolo, cioè una comunità di vita e di destino, ma sarà un agglomerato di individui, oppure di Stati”.

E a proposito della situazione internazionale di oggi ha aggiunto:

“Le parole così forti di Papa Francesco sul tema della pace veramente trovano una grande eco e approfondimento nelle parole di papa Francesco. E purtroppo possiamo dire che ce ne è ancora tanto bisogno, pur in circostanze e in una situazione storica decisamente diversa, però con delle preoccupazioni che sono molto simili”.

La sua immensa opera, anche con la “Lettera ai capi delle nazioni belligeranti” del primo agosto 1917, agli occhi del mondo parve un fallimento. “Ma lui più di tutto – ha ricordato l’arcivescovo di Bologna mons. Matteo Zuppi, suo successore sulla cattedra di San Petronio – chiese a Dio la sapienza del cuore, per poter guardare la storia con gli occhi delle vittime”. E fece la sua parte, fino in fondo, anche nell’ambito caritativo.

“L’essere ‘super partes’ non significa non dire nulla per non causare dispiacere o possibili equivoci. Occorre essere determinati, e ce lo insegna Benedetto XV: attori liberi, che inequivocabilmente, anche a costo di reazioni – e il poveretto ne ha avute parecchie – prendono con intelligenza, con capacità, la parte della pace, del dialogo, della conoscenza dei problemi, proprio perché interessati e partecipi solo al bene dell’uomo e dell’unica casa comune che la guerra mette in pericolo e distrugge”.








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