“La cultura della morte e dello scarto non deve prevalere nel nostro Paese”. Questo il titolo del documento diffuso, ieri, dalla Commissione nazionale Giustizia e Pace dell’episcopato argentino, in ricordo di padre Juan Viroche. Esattamente un mese fa, il sacerdote, molto impegnato nel contrasto ad ogni forma di traffico e di consumo di droga nella sua comunità parrocchiale della diocesi di Tucuman, è stato trovato morto in circostanze ancora “non chiarite dalla giustizia”.
Il padre Viroche più volte minacciato dai ‘narcos’
“Il padre Juan – si legge nella nota - ha sfidato con coraggio le mafie che dominano
il narcotraffico nella zona e che avevano minacciato lui ed altre persone della comunità”.
La Commissione episcopale chiede che le indagini sulla tragica morte del sacerdote
abbiano presto “una risposta chiara da parte della Giustizia, visto il carattere insolito
e intollerabile della situazione intorno a questo caso”. La morte di padre Viroche
continua ad essere motivo di controversie. Inizialmente, infatti, si è parlato di
un presunto suicidio, che è stato smentito più volte dalla comunità ecclesiale e parrocchiale.
Ancora oggi si è in attesa dei risultati delle indagini che potrebbero confermare
l’ipotesi di omicidio. “Le mafie che guadagnano con il narcotraffico non esitano a
minacciare ed uccidere chi considerano un ostacolo per i propri interessi” – afferma
la Commissione episcopale.
Urgente ripulire le istituzioni dalle infiltrazioni del narcotraffico
“Constatiamo con dolore – continua la nota- che le bande criminali sono infiltrate
nei diversi settori e istituzioni della nostra società”. Sebbene la Commissione riconosca
gli sforzi delle autorità del governo, che hanno pubblicamente manifestato il loro
impegno a combattere il flagello del narcotraffico, la Chiesa argentina chiede azioni
concrete perché la lotta sia efficace. “E’ urgente – si legge- che la polizia, le
forze di sicurezza e le istituzioni, che hanno subito l’infiltrazione degli interessi
del narcotraffico, vengano ripulite”.
Non dimenticare le vittime e le loro famiglie
La Chiesa argentina esprime la sua vicinanza alla comunità ferita per la morte del
suo pastore e, soprattutto, per il danno che subisce a causa della droga, del crimine
e della corruzione. “Il denaro, che in grandi quantità muove il narcotraffico, è macchiato
di sangue”, si legge nella nota, che ricorda che sono i poveri, i giovani e i bambini
le principali vittime del traffico e del consumo di droghe. “La tossicodipendenza
è una forma di schiavitù moderna per molte persone e famiglie che non sanno a chi
rivolgersi e sono sole ad affrontare questa grave problematica”. La nota conclude
con un incoraggiamento da parte della Chiesa alle persone e istituzioni pubbliche
e private impegnate in questo campo a raddoppiare ogni sforzo, in questo Anno della
Misericordia, mettendo al centro la persona che soffre. (A cura di Alina Tufani)
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