2016-11-07 14:54:00

Missionaria comboniana: uscire da ipocrisia per aiutare migranti


E’ approdata oggi al porto di Palermo la nave Dattilo della Marina Militare con a bordo oltre mille migranti subsahariani. Sull’unità anche 10 corpi senza vita recuperati nel Canale di Sicilia. Ieri sera, centoventidue migranti, tra cui 27 donne e 41 bambini, sono sbarcati nel porto di Roccella Jonica, in Calabria. I profughi hanno dichiarato di essere di nazionalità siriana, irachena, somala e ucraina. Dopo l’accordo tra Unione Europea e Turchia, sta dunque aumentando l’immigrazione verso le coste italiane. L’accoglienza resta una delle principali questioni sul tappeto. Clarissa Guerrieri ne ha parlato con suor Mabel Mariotti, missionaria comboniana impegnata in Germania contro la tratta:

R. – Noi siamo in Germania, quindi noi abbiamo il secondo flusso di arrivi. Le condizioni disastrose sono create anche dalle nostre leggi, purtroppo, perché più le leggi diventano restrittive più difficile è per gli immigrati riuscire a trovare un modo per avvalersi dei loro diritti.

D. – Quali possono essere le conseguenze di questa inadeguatezza nel gestire l’immigrazione?

R. – Una volontà di fondo nel guardare il problema da un punto di vista più ampio: la volontà di vedere anche le corresponsabilità e quindi gestire il problema da risolvere velocemente.

D. – Quali funzioni svolge il Centro di accoglienza che lei si occupa di gestire?

R. – Io lavoro per questa organizzazione chiamata “Solwodi”, che è un acronimo per “Solidarity with Women in Distress”, fondata in Kenya molti anni fa da una suora missionaria d’Africa e adesso in tutta la Germania, in Austria, in Romania e forse tra poco anche in Ungheria. Noi ci occupiamo del recupero delle vittime e facciamo un lavoro di sensibilizzazione e di lobby anche a livello politico, per cercare di cambiare le leggi, per influenzare la politica e l’opinione pubblica. E poi anche un lavoro di prevenzione. Lavoro direttamente nel Centro di Berlino, soprattutto con le vittime del Paesi africani.

D. – Cosa si dovrebbe migliorare nei progetti di accoglienza?

R. – I progetti di accoglienza ci sono; il problema è l’identificazione delle vittime. Le vittime non vengono identificate perché le leggi non ci permettono di farlo. Quindi, secondo la legge sei vittima solo se denunci, se parli con la polizia, se segui tutto un tipo di procedura che chiaramente le vittime non seguono per tante ragioni – tra cui le più importanti riguardano le rappresaglie nei riguardi della famiglia, eccetera – e quindi, alla fine, le vittime non hanno diritto all’aiuto e al sostegno. Quindi, noi lo facciamo lo stesso, lavorando giorno e notte, avvalendoci di quei pochi finanziamenti che abbiamo: questo è l’ostacolo più grande.

D. - Secondo lei, il problema principale è rappresentato dalle leggi?

R. – Certamente! Le leggi definiscono il concetto di vittima. Tra l’altro, non abbiamo neanche un concetto unificato in Europa, quindi peggio ancora …

D. – Come è possibile aiutare questi profughi?

R. – Innanzitutto, il problema è estremamente complesso e dobbiamo veramente avere una volontà politica a tutti gli effetti di guardarlo da diverse prospettive. Le cause: la povertà, la causa primaria. La domanda, che per me è centrale: la legge del mercato della domanda e dell’offerta. L’offerta sale perché sale la domanda. In Germania abbiamo una legge che regolamenta la prostituzione, quindi ci sono 3.500 bordelli riconosciuti in tutta la Germania; soltanto a Berlino ce ne sono 600/800. Abbiamo un flusso di donne immigrate che arriva da tutte le parti e vengono trafficate in questo campo: perché? Perché c’è una domanda altissima.

D. – Quale il suo appello?

R. – Siamo tutti nella stessa barca e questa barca l’abbiamo generata tutti insieme. Vogliamo finalmente guardarci in faccia, come fratelli e sorelle, come ci dice anche il Papa? Ma anche come fratelli e sorelle che fanno parte della stessa storia: questo è il mio appello. E soprattutto di regolamentare certe leggi: questo è il mio appello. Quindi, prima usciamo dall’ipocrisia e poi cominceremo a guardare insieme la realtà.








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