2016-11-10 11:37:00

Gregoriana. "Cibo e misericordia": servire Cristo nei poveri


Il rapporto tra cibo e misericordia è fondamentale per il cristiano. Tanto dal punto di vista liturgico – si pensi all’eucarestia e alla dimensione comunitaria dello “spezzare il pane” – quanto dal punto di vista sociale. Con 790 milioni di persone al mondo che soffrono la fame di fronte a 2 miliardi che sono sovrappeso spesso Papa Francesco ha ricordato il diritto dell’uomo al cibo e come sia “necessario il modo di rendere tutti partecipi dei frutti della terra”.  Di questo tema si è parlato in un incontro alla Pontificia Università Gregorianam promosso in collaborazione con la Fondazione Internazionale “Don Luigi Di Liegro” onlus e il patrocinio della Regione Lazio per il Giubileo. Principale relatore Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, intervistato da Michele Raviart:

R. – Cibo è misericordia, perché cibo significa vita. Quindi la prima misericordia che noi dobbiamo avere verso il prossimo è di permettere loro di vivere, di aver cura della loro vita e di aiutarli a vivere. Di conseguenza il cibo è una cosa che possono fare tutti, anche le persone che sono più sprovvedute, e condividendo quel poco che hanno, si prendono cura della vita dell’altro.

D. - In questo contesto è importante il concetto di “spezzare il pane”?

R. – Sì, perché in Isaia - non dimentichiamo - diventa condivisione con il povero; poi nella Chiesa diventa l’atto eucaristico per eccellenza. Ma il grande magistero dell’Eucarestia ci rimanda proprio al Cristo povero e al servizio che noi dobbiamo fare nei poveri a Cristo.

D. - Quando Papa Francesco parla di condividere il cibo, che continuità c’è nella storia della Chiesa fino a Papa Francesco e alla Laudato sì?

R. - Certamente Papa Francesco si ricollega ai Padri della Chiesa; non c’è un centro diverso tra i Padri della  Chiesa, non c’è un centro diverso tra i Padri della Chiesa e Papa Francesco. Anche se bisogna dire che Paolo VI nella Populorum Progressio aveva avuto di questi accenti. Quindi indubbiamente c’è un soffiare sulla brace del Vangelo in maniera molto forte da parte di questo Papa.

D. - Il giubileo sta per terminare. Come possiamo valutare questo Giubileo della Misericordia da un punto di vista dei fedeli?

R. - Dico solo che se è servito a far capire di più la misericordia come l’annuncio centrale del Vangelo, ha già ottenuto il suo scopo.

“Dare da mangiare agli affamati” è la prima delle opere di misericordia corporali e punto cardine della carità cristiana. Spiega padre Sandro Barlone, direttore del Centro Fede e Cultura “Alberto Hurtado”, e presidente della Fondazione Internazionale “Don Luigi Di Liegro":

R. – Credo che la misericordia e il pane si possano coniugare proprio rimandandosi l’un l’altro, l’uno quasi come espressione dell’altro La misericordia non è soltanto un attributo ma, potremmo dire, è una formalità con cui rileggere la storia della salvezza e quindi comprendere Dio: la perfezione di Dio, la realtà di Dio, l’essenza di Dio. Dio è misericordia, è ricco di misericordia, quindi la misericordia non è un orpello a Dio, ma è cogliere la visione cristiana di Dio, non quella per cui il termine Dio diventa un denominatore comune per molti, ma quella per cui noi definiamo Dio a partire da Gesù Cristo, dal suo comportamento, dalle sue parole… allora là troviamo questa tessitura, che in fondo è quello che riprende la voce degli antichi profeti.

D. – Anche perché con l’Eucaristia il cibo entra direttamente nella liturgia…

R. – Noi rendiamo l’Eucaristia quasi una realtà avulsa dalla vita, celebriamo l’Eucaristia senza far diventare l’Eucaristia l’indicazione per la vita, un pane condiviso, un pane spezzato. E questo Paolo lo  ricorda a coloro che arrivavano all’Eucaristia avendo già mangiato precedentemente, … alcuni erano sazi, altri morivano di fame… L’Eucaristia si invera dalle scelte che uno fa, altrimenti resta un rito.

 








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