2016-11-10 14:24:00

"Nei tuoi occhi è la mia parola": testi di Bergoglio dal 1999 al 2013


“Nei tuoi occhi è la mia parola”. E’ il titolo del volume, curato da padre Antonio Spadaro, direttore della “Civiltà Cattolica”, che raccoglie le omelie e i discorsi dell’arcivescovo Jorge Mario Bergoglio pronunciati a Buenos Aires dal 1999 al 2013, quindi fino all’elezione al soglio pontificio. Dal testo, edito da Rizzoli, presentato oggi a Roma presso la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù, si evidenzia la particolare attenzione di Papa Francesco, allora come oggi, al rapporto con i fedeli, che in particolare si manifesta attraverso le omelie, un modo di comunicare con la gente al quale il Pontefice ha sempre dato grande importanza. Il servizio di Giancarlo La Vella:

“Tra il predicatore e il popolo non ci deve essere in mezzo niente. Non può esserci una carta. Se si legge, non si può guardare la gente negli occhi”. E’ questo uno dei passi del colloquio tra Papa Francesco e padre Spadaro, che fa da prefazione al libro “Nei tuoi occhi è la mia parola”. Una conferma della predilezione di Papa Francesco per un contatto umano diretto. “Tante volte esco dal testo scritto, aggiungendo parole ed espressioni che non sono scritte. In questo modo guardo la gente – dice Francesco –. Ho questo bisogno profondo”. Poi racconta le varie fasi di preparazione di un’omelia, un momento – soprattutto per quelle della Messa del mattino a Casa Santa Marta – che inizia il giorno prima, leggendo i testi biblici. Durante la giornata le idee fermentano, poi – continua il Santo Padre – “faccio quel che dice Sant’Ignazio: ci dormo su. E, quando mi sveglio, viene l’ispirazione. Parlare senza fogli non significa non prepararsi, tutt’altro”. Leggere Dostoevskij – continua Francesco – mi ha aiutato tanto nella predicazione. Leggere libri e poesie – dice ancora – aiuta molto”. L’omelia, dunque, come momento importante del rapporto con la gente, perché – sottolinea Francesco – “l’omelia è l’annuncio”, a differenza della conferenza che invece “è fare il dottore”. E’ importante, secondo il Pontefice, non allontanarsi dalla gente e dai suoi problemi, da qui l’importanza anche della confessione. “Il confessionale non è una lavanderia, né una sala di tortura. Quanto più ti allontani dalla gente, tanto più ti rifugi in una teologia – dice Francesco – del ‘si deve e non si deve’, che non comunica nulla, è vuota e astratta. L’amore vero non è rigido”.

Ma quanto c’è dell’arcivescovo Bergoglio in Papa Francesco? Risponde il Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, intervenuto tra gli altri alla presentazione del volume:

"Sono rimasto colpito perché in nuce c’è tutto Papa Bergoglio, perché i temi che lui sta sviluppando e proponendo alla Chiesa erano già presenti nel periodo del suo episcopato a Buenos Aires. Naturalmente adesso sono articolati a livello della Chiesa universale, però di fatto c’è già un po’ tutto lì".

Il titolo “Nei tuoi occhi è la mia parola” riflette, dunque, la preferenza di Papa Francesco di parlare con i fedeli senza un testo predefinito. Sulla scelta di questo titolo sentiamo il curatore del volume, padre Antonio Spadaro:

“Ovviamente Papa Francesco usa dei pezzi di carta, in cui ci sono delle annotazioni, in cui ci sono dei testi. Però, guardandolo – io lo vedo spesso nei viaggi all’estero – lui ha bisogno sempre di guardare qualcuno, di vedere le persone: non basta leggere un testo, bisogna avere un contatto diretto; e da qui si diventa anche creativi, più espressivi. Lo sappiamo, spesso Papa Francesco esce dal testo che ha preparato per poter rivolgere una parola che in quel momento nasce nel suo pensiero, nel suo cuore”.








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