2016-11-10 13:44:00

Papa: unità dei cristiani non è ecumenismo in 'retromarcia'


“L’unità dei cristiani è una esigenza essenziale della nostra fede”: lo ha ribadito Papa Francesco ricevendo in udienza i partecipanti all’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Il Papa, nel suo discorso, ha colto questa occasione per riflettere sull’essenza dell’ecumenismo, forte di “tanti significativi incontri”, vissuti quest’anno a Roma e nei viaggi e a pochi giorni dalla visita in Svezia, dove il 31 ottobre ha commemorato insieme ai luterani i 500 anni della Riforma. Il servizio di Roberta Gisotti:

In tutti gli incontri ecumenici avuti “ho potuto constatare – ha detto il Papa – che il desidero di comunione è vivo e intenso”. Tutto ciò è stato per me - ha aggiunto - “fonte di consolazione”:

“In quanto Vescovo di Roma e Successore di Pietro, consapevole della responsabilità affidatami dal Signore, desidero ribadire che l’unità dei cristiani è una delle mie principali preoccupazioni, e prego perché essa sia sempre più condivisa da ogni battezzato”.

Rispondendo all’interrogativo: “quale modello di piena comunione?" posto nel tema della plenaria, Francesco ha sostenuto che “l’unità dei cristiani è un’esigenza essenziale” della fede. “Invochiamo l’unità - ha spiegato - perché invochiamo Cristo”:

“È la nostra conversione personale e comunitaria, il nostro graduale conformarci a Lui, il nostro vivere sempre più in Lui, che ci permettono di crescere nella comunione tra di noi”.

E’ questo che sostiene gli studi e gli sforzi per avvicinarsi:

“Tenendo bene a mente questo, è possibile smascherare alcuni falsi modelli di comunione che in realtà non portano all’unità ma la contraddicono nella sua vera essenza”.

Innanzitutto - ha sottolineato il Papa - "l’unità non è il frutto dei nostri sforzi umani o il prodotto costruito da diplomazie ecclesiastiche, ma è un dono che viene dall’alto”:

“Noi uomini non siamo in grado di fare l’unità da soli, né possiamo deciderne le forme e i tempi”.

Qual è allora il nostro ruolo?

“Nostro compito è quello di accogliere questo dono e di renderlo visibile a tutti”.

L’unità – ha osservato Francesco - "prima che traguardo è un cammino”:

“L’unità come cammino richiede pazienti attese, tenacia, fatica e impegno; non annulla i conflitti e non cancella i contrasti, anzi, a volte può esporre al rischio di nuove incomprensioni".

L’unità si fa dunque camminando verso “una meta che potrebbe apparire piuttosto lontana”:

“Tutte le divergenze teologiche ed ecclesiologiche che ancora dividono i cristiani saranno superate soltanto lungo questa via, senza che noi oggi sappiamo come e quando, ma ciò avverrà secondo quello che lo Spirito Santo vorrà suggerire per il bene della Chiesa”.

In secondo luogo - ha chiarito Francesco - "l’unità non è uniformità”. “Le differenti tradizioni teologiche, liturgiche, spirituali e canoniche” sono "una ricchezza e non una minaccia per l’unità della Chiesa”:

“Il permanere di tali divergenze non ci deve paralizzare, ma spingere a cercare insieme il modo di affrontare con successo tali ostacoli”.

Infine - ha osservato il Papa - "l’unità non è assorbimento”:

"L’unità dei cristiani non comporta un ecumenismo 'in retromarcia', per cui qualcuno dovrebbe rinnegare la propria storia di fede; e neppure tollera il proselitismo, che anzi è un veleno per il cammino ecumenico".

Da qui l’invito di Francesco a vedere ciò che accomuna i cristiani, prima di ciò che separa:

“L’ecumenismo è vero quando si è capaci di spostare l’attenzione da sé stessi, dalle proprie argomentazioni e formulazioni, alla Parola di Dio che esige di essere ascoltata, accolta e testimoniata nel mondo”.

Per questo - ha concluso Francesco - “le varie comunità cristiane sono chiamate non a ‘farsi concorrenza’, ma a collaborare”.








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