2016-11-13 10:15:00

Parigi, un anno fa le stragi. Un concerto di Sting riapre il Bataclan


Una targa allo Stade de France, a nord di Parigi: così il presidente francese François Hollande ha dato il via alle commemorazioni ad un anno dagli attentati del 13 novembre 2015, compiuti da un commando di otto terroristi del sedicente Stato Islamico che uccisero in totale 130 persone. Celebrazioni anche nei caffe e ristoranti che furono teatro degli attacchi, Le Carillon, Le Petit Cambodge, La Bonne Bière, Le Comptoir Voltaire, La Belle Équipe e il Bataclan, che ieri sera ha riaperto i battenti con un concerto di Sting, accompagnato da un minuto di silenzio per ricordare le 90 vittime trucidate tra le 1500 che assistevano ad un evento musicale. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Il dolore di Parigi è il dolore del mondo intero nel ricordo del 13 novembre di un anno fa. Solo il 27enne Salah Abdeslam è sopravvissuto agli 8 kamikaze, coordinati dalla Siria, dalla mente Abou Ahmad, che, al grido "Allah è grande", o si fecero esplodere o spararono all’impazzata tra chi il venerdì sera lo trascorre per strada o al tavolo di un bar o al ristorante, al Carillon, al Petit Cambodge, alla Belle Équipe, alla Bonne Bière e poi al teatro Bataclan. Il prof. Augusto Sainati era lì poche ore prima:

R. – In quel quartiere c’era già stato, pochi mesi prima, l’attentato di Charlie Hebdo: a 500 metri di distanza… Quindi già in quei giorni c’era molta tensione; c’era una tranquillità un po’ dissimulata che percorreva il quartiere, anche se niente lasciava presagire questo inferno che si è scatenato poi. 

D. - Al Bataclan suonavano i gruppi più alla moda: quella sera era il rock degli Eagles of Death Metal a fare da protagonista alle 21.40, quando 4 terroristi irruppero e svuotarono alla cieca i caricatori dei Kalashnikov sui presenti. Avanzarono dall'ingresso, alla platea, cercando i superstiti anche nei camerini e nei bagni. Si scappava solo dal tetto, dalle finestre o fingendosi morti. Poi la presa di ostaggi e prima dell’irruzione della polizia e della rivendicazione dell’Is, a mezzanotte e mezza, 90 persone non c'erano più, e il locale era irriconoscibile...

R. – Lo vedevo sempre affollato da lunghissime file di ragazzi giovanissimi: era una specie di punto di raccolta del futuro di quella grande città cosmopolita che è Parigi. C’erano molti concerti delle band che magari non sono ancora quelle che raccolgono 10-20 mila persone nei Palasport, ma che sono quelle che i diciottenni e i ventenni seguono con più passione perché sono le loro scoperte. Quindi colpire il Bataclan vuol dire tagliare le gambe al futuro di quel Paese e simbolicamente un po’ al futuro di tutta l’Europa.

D. – Quindi una guerra a questo, dichiarata alla Francia e all’Europa intera. Poi tante cose sono nate da quel terrore, da quelle modalità di aggressione… Però questo era il messaggio?

R. – Questo era il messaggio|! E poi tante cose sono nate anche nel modo di reagire a quell’evento. Sono ripassato tante volte, in questo anno, davanti al Bataclan e mi ricordo di aver visto una specie di percorso mentale e psicologico ed anche un percorso del dolore, che si è fatto proprio attraverso i segni che si infittivano davanti al Bataclan. I segni più evidenti erano quelli dei colpi di pistola… E poi i segni del dolore: c’erano migliaia e migliaia di messaggi e di bandiere di tutto il mondo, di fiori, di scritte in tutte le lingue, in tutti i caratteri comprese le moltissime scritte in arabo. E questo era un primo segno: cioè l'accaduto aveva avuto l’effetto di un grande compattamento. Tutto un mondo si era ribellato, non si era riconosciuto in quanto accaduto . E poi in seguito, in altre occasione, quando sono tornato, ho visto piano piano la vita riprendere: le perlustrazioni che venivano fatte per concludere gli accertamenti della Magistratura; poi i primi lavori; poi il proseguire dei lavori… Lì davanti al Bataclan c’è un mercato che ovviamente nelle prime settimane era evidentemente sconvolto: ma poi, pian piano, la vita del quartiere, della zona, dei locali – anche se con molta prudenza – è ripresa.

D. – Lei ha parlato di un percorso: è un percorso di rinascita consapevole, più consapevole di prima?

R. – La Francia, in questo momento, è sottoposta ad una tale prova di stress straordinaria, che forse non ricordiamo, almeno dal dopoguerra in poi. Perchè da una parte è sottoposta a questi attacchi che rendono la vita quotidiana piuttosto tesa; dall’altra c’è una spinta politica che naturalmente fa leva su queste situazioni per promuovere atteggiamenti xenofobi che hanno presa nell’elettorato. 

D. - Stasera dunque sarà la capacità di Sting a cercare di far tornare se non il sorriso, comunque la musica, dopo tanto terrore, in questo ambiente:

R. - Ora l’inaugurazione dovrebbe finalmente, non dico chiudere una pagina, ma se non altro segnare un nuovo punto di partenza definitiva.








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