2016-11-12 08:30:00

Il commento di don Sanfilippo al Vangelo della Domenica XXXIII T.O.


Nella 33.ma domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo in cui alcuni chiedono a Gesù quando accadrà che del Tempio di Gerusalemme non sarà lasciata pietra su pietra, come lui ha affermato. Prima - risponde il Signore - dovranno arrivare guerre, terremoti, carestie, pestilenze, fatti terrificanti, segni grandiosi dal cielo e persecuzioni. Avrete occasione – prosegue Gesù - di dare testimonianza:

“Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di Don Gianvito Sanfilippo presbitero della diocesi di Roma:

Eventi come i conflitti fra i popoli, città assediate, “terremoti, carestie e pestilenze” non possono non suscitare, oltre al dolore e alla solidarietà fattiva, anche un profonda riflessione sul senso della vita umana e sul suo destino. I cristiani sanno che in tali circostanze hanno una missione di particolare rilievo: aiutare chiunque si trovi nell’emergenza, nello sconforto e nel bisogno, senza risparmiare alcuno sforzo come fanno le istituzioni e le varie organizzazioni umanitarie con ammirevole generosità. La Chiesa, come ci ricorda Papa Francesco, non è una “Ong” né solo un’organizzazione umanitaria. Chi porta il nome di Cristo sa che questo nome è impegnativo, la Chiesa ha il compito di annunciare la chiamata fatta ad ogni uomo a vivere in eterno in comunione con Dio perché Cristo ha lavato nel suo Sangue ogni peccato dell’umanità. L’amore cristiano verso i propri nemici, che risponde all’odio con la preghiera e il bene, è la migliore testimonianza della veridicità di tale salvezza.








All the contents on this site are copyrighted ©.