Il presidente della Conferenza episcopale del Malawi, mons. Thomas Luke Msusa, vescovo di Blantyre, ha ribadito la ferma opposizione della Chiesa alla proposta di legge sulla legalizzazione dell’aborto nel Paese. Il progetto, presentato l’anno scorso, vuole legalizzare l’interruzione volontaria della gravidanza in determinate circostanze, segnatamente in caso di pericolo di vita della madre, di gravi deformazioni del feto e di stupro o incesti.
La vita di ogni persona è sacra
Intervenendo alla recente consacrazione della cattedrale di Karonga presieduta dal
card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli,
il presule ha riaffermato che la vita di ogni persona è sacra e che le persone sono
più importanti delle cose. Egli ha inoltre sottolineato che il grado di civiltà di
una società si misura soprattutto dall’attenzione che essa riserva alla vita e alla
dignità della persona umana. Il presidente dei vescovi – riporta l’agenzia Cathpress
- ha quindi esortato i fedeli a mobilitarsi contro la campagna a favore della legalizzazione
lanciata da diverse organizzazioni, con il sostegno anche di alcuni membri del Consiglio
delle Chiese del Malawi. Secondo i fautori della riforma, la legalizzazione servirebbe
a ridurre la piaga degli aborti clandestini e delle morti da esse causate.
Aborto punibile oggi in Malawi con pene fino a 14 anni di carcere
In Malawi l’aborto è attualmente vietato in modo tassativo e la legge prevede pene
fino a 14 anni di prigione per chi lo pratica e sette per la donna che ne faccia richiesta.
L’unica eccezione ammessa è il pericolo di vita per la madre, ma in questo caso è
necessaria l’approvazione di due ostetrici indipendenti e del coniuge. (L.Z)
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