2016-11-18 14:41:00

La Croazia ricorda il 25° anniversario della caduta di Vukovar


Decine di migliaia di persone hanno partecipato oggi a Vukovar, nell'est della Croazia al confine con la Serbia, alla commemorazione del 25.mo anniversario dell'assedio e della caduta di questa cittadina ad opera dei secessionisti serbi della Krajna, appoggiati dalle truppe di Belgrado. Alla cerimonia erano presenti il presidente croato Kolinda Grabar-Kitarović, il premier Andrej Plenkovič e l'arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanić. Assenti invece le delegazioni serbe, secondo le quali la commemorazione dovrebbe ricordare anche le vittime serbe. La battaglia di Vukovar, che viene definita 'citta' martire' dai croati, iniziò il 25 agosto 1991 e dopo quasi tre mesi di assedio da parte dei serbi la città si arrese il 18 novembre, quando era stata ormai quasi completamente rasa al suolo. Il numero delle vittime oscilla - a seconda delle fonti serbe o croate - fra 1.600 e 4 mila. Tutti gli abitanti di etnia croata, circa 22 mila persone, furono cacciati dalla città che restò sotto il controllo dei secessionisti serbi fino al 1998. Nel conflitto armato fra Croazia e Serbia, dal 1991 al 1995, rimasero uccise oltre 20 mila persone. Francesco Gnagni ha parlato di questo anniversario con Giovanni Vale, corrispondente dalla Croazia dell’Osservatorio Balcani e Caucaso-Transeuropa:

R. – Oggi in tutta la Croazia si commemorano i 25 anni della caduta di Vukovar. A Zagabria vengono deposti i tradizionali ceri funebri lungo Viale Vukovar che di solito a fine novembre viene cosparsa di lumini. La stessa cosa succede ovviamente a Vukovar, dove in questi giorni il neo-eletto governo di Andrej Plenkovič ha spostato il Consiglio dei ministri, e sempre nella capitale croata è stata allestita una mostra fotografica in Parlamento sui tre mesi di assedio di Vukovar. Queste sono le principali iniziative, ma ovviamente in ogni città si commemora una giornata nazionale, uno dei giorni più importanti per la Croazia.

D. – Di fatto, oggi Vukovar rappresenta anche un importante tassello dell’identità croata. Come viene vissuto dai cittadini croati il tragico ricordo di quegli eventi? Qual è il clima?

R. – Vukovar è sicuramente molto importante nell’identità croata. E’ un elemento che tutti riconoscono e che al tempo stesso è molto sensibile. Come lo vivono … forse con un po’ di tristezza, di malinconia perché sono passati comunque 25 anni dalla caduta della città e quindi più che parlare di rabbia per il senso di mancata giustizia, si guarda verso cosa la città sia oggi, a cosa sia riuscita o meno a fare in questi 25 anni. Ed è significativo, forse, il titolo con cui Vecernji-list, uno dei principali giornali croati, apre oggi, ed è appunto “Speciale Vukovar: 25 anni dopo. La Croazia deve aiutare la città eroica a sopravvivere”. Ecco, 25 anni dopo la città è ancora in grande difficoltà, anche se per altri motivi.

D. – Per quanto riguarda la caduta di Vukovar, resta ancora una ferita aperta oppure la Croazia riesce anche a guardare oltre?

R. – Sicuramente la Croazia guarda avanti, ma è appena uscita da un anno di un governo – quello di Rašković – in cui il nazionalismo era molto presente. Vi ricorderete forse dell’ex ministro della Cultura, delle relazioni tese con Belgrado … Quindi, sicuramente la ferita di Vukovar è ancora aperta. Quello che il nuovo governo sta cercando di fare – almeno dai primi giorni – è cercare di attenuare quel discorso retorico nazionalista che era invece tipico del governo precedente. Un modo potrebbe essere, appunto, cercare di dare a questa città che ha ancora un altissimo tasso di disoccupazione, che soffre di emigrazione giovanile, che sostanzialmente ha pochissime prospettive di futuro mentre era un polo economico fiorente prima della guerra, ecco, dare risposte a questa città potrebbe essere un modo di superare questa ferita aperta.

D. – A che punto si è arrivati in un percorso di riconciliazione tra serbi e croati?

R. – Il percorso è sicuramente ancora da completarsi; Vukovar ne è un esempio. Nella città, secondo l’ultimo censimento del 2011, i serbi rappresentano oltre il 30 per cento e questo dà loro il diritto – secondo l’ordinamento croato – ad avere pannelli in due lingue sugli edifici pubblici, un po’ come si fa in Istria nelle città in cui la minoranza italiana è importante. Ecco: questi pannelli vengono regolarmente presi d’assalto da alcuni nazionalisti croati che chiedono invece che Vukovar sia esentata da questa legge. Il caso del cirillico è significativo, nel senso che su questo caso intervengono più o meno tutti i politici, dal sindaco della città che è conservatore e che ha chiesto di rifare il censimento a Vukovar perché secondo lui il numero dei serbi è esagerato, fino al ministro degli Interni, che quest’estate aveva detto: “Quando avremo ripulito i registri si scoprirà che i serbi sono molti di meno e non ci sarà neanche più il problema dei pannelli in cirillico”. Quindi, appunto, il problema della riconciliazione con i serbi – soprattutto con la minoranza serba in Croazia – è ancora da completarsi.

 








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