2016-11-18 14:07:00

Libia: da vertice a Roma, sostegno a politiche sociali e sicurezza


"La seconda riunione del Dialogo Economico Libico conclusasi ieri a Roma ha segnato passi avanti per la sicurezza della popolazione e la ripresa di una politica economica condivisa”. Così il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, a margine dell'incontro odierno alla Farnesina con il vicepremier libico Ahmed Maitig. Alla riunione del Dialogo, presieduta da Italia e Stati Uniti, hanno partecipato i maggiori rappresentati delle istituzioni politiche ed economiche libiche, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, Francia e Regno Unito. Sulle sfide al centro del vertice, Marco Guerra ha intervistato l’inviato per la Libia del ministero degli Esteri italiano, Giorgio Starace:

R. – Il ministro Gentiloni ha appena ricevuto il vice premier Maitig e il ministro della Pianificazione libico, Jahmi; hanno passato in rassegna il risultato molto positivo della riunione sul Dialogo economico libico, che è stata ospitata qui a Roma; è stata co-organizzata da Italia e Stati Uniti; e ha visto il governo libico a confronto con la Banca centrale libica, con l’Audit Bureau e con la Noc - la società petrolifera di Stato - per concordare un pacchetto di misure economiche tese a raggiungere un accordo sul bilancio 2017, dopo che è stato raggiunto quello sugli ultimi mesi del bilancio 2016. Tutti protagonisti - in un clima devo dire molto positivo - hanno concordato di varare anche l’accordo sul bilancio 2017 entro il 1° dicembre.

D. – Questo bilancio, questi sforzi che vengono fatti, servono a un rilancio?

R. – Servono per stabilizzare il governo a Tripoli e fare in modo che ci siano linee di finanziamento urgenti per iniziative urgenti sul piano sociale, per i cittadini, economico e per la sicurezza.

D. – Quindi, c’è in atto una stabilizzazione della Libia…

R. – È in atto una stabilizzazione che è fortemente promossa dall’Italia.

D. – E la comunità internazionale sta accompagnando la Libia?

R. – Assolutamente sì, perché erano presenti, oltre a noi italiani e agli americani, con i quali abbiamo presieduto la riunione e facilitato il dialogo tra i libici, anche colleghi britannici e francesi.

D. – Dopo la cacciata dello Stato Islamico da Sirte, ci sono anche risultati tangibili sul terreno…

R. – Direi proprio di sì, perché almeno, per esempio, sul piano della capitale Tripoli il drammatico problema della mancanza di elettricità è terminato, perché sono riusciti a rimettere in funzione alcune centrali elettriche, tra cui una proprio in prossimità della città di Sirte. Quest'ultima è stata praticamente liberata da Daesh: stanno combattendo solamente in un quartiere.

D. – L’emergenza migranti: anche su quel piano si potrà intervenire una volta stabilizzata la Libia?

R. – Certo. Anche questo è stato frutto di colloqui tra il ministro Gentiloni e il vice premier Maitig. E quindi sono allo studio iniziative di collaborazione con la Libia anche per quanto riguarda le frontiere sud: cioè tra Niger e Libia.

D. – E questo si lega anche all’emergenza umanitaria…

R. – Assolutamente sì. Infatti il nostro è proprio un approccio umanitario ed economico: quindi aiuti economici ed umanitari per stabilizzare quell’area...

D. – Per quanto riguarda l’accordo tra le varie anime politiche in Libia, a che punto siamo?

R. – Gli sforzi vanno avanti da due anni, con risultati altalenanti; ma è un processo lento, ci vuole tempo e non è facile: noi vogliamo partire chiaramente dalla capitale, ma irradiare la stabilizzazione al resto del Paese.

D. – Quindi c’è un dialogo aperto tra Tobruk e Tripoli?

R. – Il dialogo è aperto attraverso il Consiglio presidenziale, che prevede al suo interno anime diverse. Purtroppo, è un dialogo complesso, non facile. Noi facciamo di tutto per innescarlo.

D. – Comunque bisogna guardare con ottimismo ai prossimi mesi: l’Italia e la comunità internazionale continueranno ad accompagnare la Libia?

R. – Più che con ottimismo, io direi con necessario ottimismo, perché per noi è una questione di grande importanza; non possiamo rinunciare ad adoperarci per la stabilizzazione e per rafforzare le autorità che noi riconosciamo – tutta la comunità internazionale riconosce – e cioè il governo di accordo nazionale a Tripoli e il Consiglio presidenziale che lo presiede.

D. – Quindi la stabilizzazione della Libia è strategica per il Mediterraneo e per il Medio Oriente…

R. – E per l’Italia.








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