Tra i nuovi porporati c’è l’arcivescovo messicano di Tlalnepantla, Carlos Aguiar Retes. Mercedes De La Torre gli ha chiesto un commento alla decisione di Papa Francesco di crearlo cardinale:
R. – Fue una muy grata sorpresa que me enondò de alegria...
E’ stata una sorpresa molto piacevole, che mi ha riempito
di gioia e soprattutto di gratitudine, gratitudine a Dio e gratitudine a Papa Francesco,
con il quale ho avuto per tanti anni la possibilità di lavorare insieme in progetti
molto importanti, come la V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano. Non
si può descrivere quello che si vive interiormente davanti ad un evento di questa
natura, quando si è chiamati a collaborare, in forma così diretta con il nostro capo
della Chiesa, con il Successore di Pietro.
D. – Qual è la sfida maggiore che incontra un pastore messicano? Sappiamo che in questa terra, la Chiesa non attraversa certo momenti facili….
R. – El gran desafío que tiene Mexico y en general America Latina...
La grande sfida del Messico, e in generale dell’America
Latina, è riuscire a superare la frattura tra la fede e la vita. Questo significa
che abbiamo bisogno di cattolici che, secondo le proprie convinzioni e gli insegnamenti
di Gesù Cristo, possano trasmettere - nel mondo in cui vivono, nel mondo in cui lavorano
e nel mondo professionale - le conseguenze del credere in Dio: quando noi abbiamo questa convinzione
ben chiara, ben formata, sappiamo che il Regno di Dio, che è venuto a portare Gesù
Cristo, è un Regno di giustizia, di amore e di pace. Il nostro Paese, in questo momento,
sta vivendo un grave peggioramento tanto nel suo tessuto sociale, quanto nelle sue
istituzioni. La Chiesa deve dare testimonianza che esiste per costruire, non per dividere
né per polarizzare. Una Chiesa - come ha chiesto il Concilio Vaticano II – che sia
una Chiesa di dialogo, che permetta la comunione e l’unità. Non aspettiamo: andiamo,
usciamo e incontriamo i bisognosi.
D. – Se potessimo chiedere al Papa perché ha nominato mons. Carlos Aguiar Retes cardinale, cosa risponderebbe il Papa?
R. – Yo pienso que me conece …
Penso perché mi conosce bene, sa cosa faccio e sicuramente
ha pensato che questo possa aiutare la Chiesa universale. Io credo che Papa Francesco
ha guardato con gli occhi del pastore alla nostra cara Chiesa di Tlalnepantla, alla
nostra provincia e alle nostre otto diocesi. Quando è venuto a febbraio di questo
anno ad Ecatepec gli ho detto: “Santo Padre, benvenuto nella periferia!”.
Noi siamo la periferia di Città del Messico. E c’è grande speranza che si possa fare
questo lavoro di mettere in comune le nostre forze per il bene della Chiesa.
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