2016-11-19 14:10:00

Obama saluta l'Ue e arriva in Perù: lavorate con Trump


Il presidente Usa Barack Obama è oggi in Perù per il foro di Cooperazione Economica Asia-Pacifico (Apec), ultimo vertice internazionale della sua presidenza con i 21 paesi affacciati sul Pacifico. Vedrà il presidente cinese Xi Jinping e l’omologo russo Putin. Solo ieri il saluto simbolico all’Unione europea, dove ha fatto tappa prima in Grecia e poi a Berlino. Confermate alcune grandi linee degli otto anni di presidenza, mentre restano in sospeso le prospettive che il suo successore terrà con il vecchio continente. Per un bilancio del rapporto Usa–Ue di ieri e di oggi Gabriella Ceraso intervistato Giampiero Gramaglia, dell'Istituto Affari Internazionali:

R. – C’è stato un clima di amicizia e di comprensione. Il messaggio di Obama è stato quello di continuare la cooperazione e il dialogo, ma sembrava più un messaggio dato al suo successore che non ai leader che lasciava. Certo, negli otto anni di Obama alla Casa Bianca ci sono state anche tensioni, sintonie maggiori con alcuni leader e minori con altri, specie sull’economia.

D. – Quindi diciamo che il messaggio che resta, comunque per ora è…?

R. – E’ alleanza, collaborazione, partnership economica e commerciale  e alleanza per la sicurezza.

D. – D’ora in poi non è più scontato?

R. – L’Europa, con Trump alla Casa Bianca, si confronterà con almeno due cambi di passo: nell’alleanza per la sicurezza, su cui Trump appare più freddo, e nella cooperazione economico-commerciale, su cui Trump appare più tentato da un rapporto di concorrenza. L'Europa potrebbe poi avere la tentazione di andare in ordine sparso nel rapporto con gli Stati Uniti, sarebbe, però, più forte e più solido un discorso fatto in quanto Unione e non dai singoli Paesi.

D. – Vero è anche che Trump sembrerebbe essersi finalmente accorto dell’Europa: ha telefonato a Donald Tusk e ha anche deciso di dare qualche segnale positivo sulla Nato, chiamando il segretario generale dell'Alleanza, Stoltenberg. C’è qualche spiraglio?

R. – Leggiamoli pure come segnali di attenzione, ma mi sembra che istintivamente il personaggio Trump sia più attento ad altri esponenti dell’Europa che non ai suoi leader istituzionali.

D. – Sicuramente l’Europa dovrà avere a che vedere con Trump sul capitolo "rapporto con la Russia". Su questo l’Europa dovrà necessariamente rinforzarsi, indipendentemente dagli Usa?

R. – Le indicazioni che abbiamo finora vanno nel senso di un diverso rapporto Usa-Russia, al di là di quelli che possono essere gli aspetti folkloristici o aneddotici del rapporto personale tra Trump e Putin, che va ancora costruito. Senz’altro il fatto che gli Stati Uniti non si confrontino con la Russia in modo così aspro sulla crisi in Ucraina e che lascino alla Russia più spazio di intervento in Medio Oriente, considerando non prioritario lo smantellamento del regime di al-Assad, cambierà i dati in Europa. E li cambierà in modo chiaramente negativo per quei Paesi dell’Europa orientale che oggi si appoggiano alla Nato in funzione anti-russa e che sono dialettici con l’Unione europea, proprio perché questo discorso non li aiuta. Potrebbero, quindi questi Paesi, riavvicinarsi o trovare più dialogo con l’Unione europea, se troveranno meno protezione dalla Nato rispetto ad una ipotetica minaccia russa, o a quella che loro percepiscono come una minaccia e che, altrove in Europa, non è percepita così chiaramente o con questa forza.

D. – Proprio mentre Obama lasciava la Germania, rassicurando un po’ il Vecchio Continente e invitandolo anche a collaborare con il suo successore, Trump faceva delle scelte per la Casa Bianca di stile diverso dall'ex presidenza. Queste scelte potranno influire nel rapporto con l’Europa?

R. – Le scelte fatte finora, a parte il consigliere per la sicurezza nazionale, sono scelte pensate soprattutto per il mercato interno degli Stati Uniti, perché propongono una America più conservatrice di quella che abbiamo conosciuto negli ultimi otto anni. Però, dal punto di vista della proiezione internazionale, ci mancano ancora gli uomini-chiave: il Segretario di Stato, il Segretario alla Difesa e il Segretario al Tesoro.








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