2016-11-20 15:15:00

Giubileo: chiusa la porta, ora è tempo di misericordia


“Tutti i gesti di Papa Francesco e tutte le sue parole esprimono cosa significhi per lui e per la Chiesa la misericordia che è stata al centro dell’Anno Santo. Ma a colpire è soprattutto l’insistenza sulle opere: Francesco ci dice che essere misericordiosi non è solo un modo di essere, ma è l’unico possibile per un cristiano”. Lo afferma Stefania Falasca, giornalista di Avvenire, nei nostri studi per commentare in diretta la chiusura della Porta Santa e l’omelia di Francesco sul sagrato di San Pietro nella giornata di chiusura del Giubileo straordinario. Con lei, sono nostri ospiti don Pino Lorizio, teologo, docente alla Pontificia Università Lateranense e Fausto Gasparroni, vaticanista dell’Ansa.

La tentazione più terribile

“Nell’omelia di Francesco – spiega la Falasca – mi ha colpito il passaggio sulla tentazione subita da Gesù sulla croce, quando i capi del popolo e i soldati lo invitano a ‘salvare se stesso’, per dimostrare di essere davvero il Figlio di Dio. La tentazione, come ha detto lui, di far prevalere il proprio io ‘con la sua forza, la sua gloria e il suo successo’ è la più ‘terribile’ ed è ‘un attacco diretto all’amore’. Si tratta di un tema centrale nella predicazione del Papa, quello del rischio della ‘mondanità spirituale’, un vero cancro, una lebbra per la Chiesa. Se non siamo capaci di riscattarci da questo ‘io’ non possiamo comprendere cos’è la misericordia. E anche nell’intervista che mi ha rilasciato recentemente, Francesco ripete che il vero cancro nella Chiesa è il ‘darsi gloria l’un l’altro’. La misericordia è il contrario: è sentirsi peccatori e continuamente bisognosi della grazia di Dio. Essere perdonati è una grazia e non si può considerare un possesso scontato o qualcosa di cui essere padroni e usare per i propri fini. Se non comprendiamo questo non capiamo la misericordia”.

Il Giubileo della riforma

“Una porta chiusa è sempre una brutta immagine. Ma se quella del Giubileo si era aperta per farci entrare e richiedere il perdono di Dio, ora si è richiusa affinché si possa uscire per andare verso gli ultimi, verso i peccatori, verso le periferie”, spiega don Pino Lorizio. “E allora tutto ricomincia, in un certo senso. Perché se abbiamo ricevuto misericordia ora dobbiamo dare misericordia e perdono. Si è chiusa la porta ma ora il Papa ci consegna una Lettera Apostolica – ‘Misercordia et Misera’ – che ci dirà su quali binari la Chiesa deve continuare la sua presenza nel mondo”. “Mi piace anche ricordare che la festa di Cristo Re, che celebriamo oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, quando fu istituita nel 1925 ebbe un grande valore profetico. Di fronte ai totalitarismi del ‘900 era un monito affinché tutti i poteri umani fossero relativizzati, anche quello religioso, politico, economico o quello del fragore mediatico, a cui accennava oggi il Papa nell’omelia. Tutto ciò è relativizzato, di fronte a Cristo crocifisso. E allora, in un tempo come il nostro, nel quale la tentazione del potere è sempre presente, credo sia profetico che la Chiesa svolga questo ruolo, indicando Cristo. E infine, se ci siamo convertiti, abbiamo ricevuto misericordia, ci aspetta il giubileo della riforma, che significa rinnovamento della Chiesa, oltre che del nostro cuore, perché non si può mettere vino nuovo in otri vecchi”.

Non era occasione turistica

“Ci sono stati mezzi di comunicazione che hanno parlato di ‘flop giubileo’, basandosi sull’insuccesso turistico-commerciale dell’Anno Santo. Una lettura molto lontana da quella che Francesco voleva dare all’Anno Santo”, aggiunge Fausto Gasparroni, vaticanista dell’Ansa. “Una lettura basata su una visione lontana da quella del Papa che non considera certo questo il momento per fare affari. Ma una lettura oltretutto sbagliata di fronte alla cifra di 21 milioni di pellegrini giunti a Roma da dicembre a oggi. Se poi a Roma i pellegrini non vanno negli alberghi a cinque stelle ma vanno negli istituti religiosi o nelle parrocchie questo non possiamo rimproverarlo a nessuno. Ma certo questa non era per Francesco un’occasione per lucrare, affari ma per diffondere un messaggio di misericordia, fede e accoglienza”.   








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