2016-11-21 17:29:00

Lettera Giubileo: due donne icone di misericordia


“In questi tempi in cui siamo tutti molto sensibili all’utilizzo che si fa della simbologia femminile, è interessante notare che Papa Francesco, per aprire la Lettera Apostolica ‘Misericordia et Misera’, abbia scelto, dal vangelo di Luca e da quello di Giovanni, come icone della vita di fede e del rapporto misericordioso con Dio, proprio due donne”. A notarlo è Marinella Perroni, teologa e docente di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo S. Anselmo.

Ridare dignità al colpevole

“La prima, l’adultera dell’episodio del Capitolo 8 di Giovanni, richiama l’atteggiamento fondamentale che Dio ha, diversamente dagli uomini della legge - ma io direi diversamente dagli uomini ‘maschi’ – rispetto alla colpa. Cioè, un atteggiamento di ristabilimento della dignità della persona colpevole, a partire dal monito nei confronti di coloro che vogliono un’applicazione ostruttiva, chiusa, della legge”.

Perdono e misericordia

“La seconda donna citata dal Papa – prosegue la Perroni – la peccatrice anonima di cui parla Luca al Capitolo 7 e che cosparge di profumo i piedi di Gesù – è l’espressione che il cammino di misericordia comincia sempre con un atto di perdono. Esprime cioè il legame molto stretto che c’è tra misericordia e perdono che mi sembra una sintesi della comprensione di tutta la storia biblica”.

L’ottusità degli uomini della legge

“Si può certamente pensare – aggiunge la teologa – e spero che venga fatto con l’utilizzazione di questa Lettera del Papa, di leggere queste due figure in rapporto sia al fariseo di Luca 7, sia agli uomini dell’episodio dell’adultera. Chiedersi, cioè, come mai ci sia questa difficoltà da parte della religiosità interpretata dagli uomini - almeno dell’epoca di Gesù -  a capire che Dio muove per altre strade. Perché ci sia questa incapacità a intuire che non sono le strade del sistema religioso nella sua chiusura, nella sua rigidità, ad interpretare il modo di agire di Dio, ma la strada è quella della relazione, del rapporto, sempre positivo e costruttivo piuttosto che colpevolizzante ed escludente”.

Il pericolo dello gnosticismo

“La Lettera apostolica del Papa che chiude il Giubileo mi sembra si possa dividere in due parti”, aggiunge la Perroni. “La prima corrisponde a una preoccupazione molto seria che Francesco ha sempre avuto e che cioè il cristianesimo sia vissuto solo in una dimensione ‘gnostica’: tutti sanno le cose ma nessuno le mette in pratica. E quindi, per il Papa, è importante capire che ciò che abbiamo fatto nei riti dell’anno giubilare non è chiuso in se stesso, ma è aperto verso il futuro. Verso una dimensione di vita che si fa espressione della misericordia ricevuta e della misericordia donata. Un’espressione molto concreta che non permette fughe in avanti di tipo mitologico”.

Rinnovamento della prassi ecclesiale

“Nella seconda parte – conclude la Perroni – assolutamente consequenziale alla prima, il Papa ripercorre tutta la prassi ecclesiale, da quella sacramentaria a quella catechetica, dando una normativa molto precisa e stabilendo qualcosa di molto preciso. E’ la dimostrazione che tutta la prassi ecclesiale può essere riproposta alla luce di una misericordia ormai acquisita come codice fondamentale del rapporto con Dio e del rapporto con i fratelli”. 








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